Cronaca locale

Si finge un'infermiera e tenta di rapire una neonata in ospedale

Sudamericana prova a portare via la bimba ma viene scoperta e fermata da un'ostetrica

Si finge un'infermiera e tenta di rapire una neonata in ospedale

L'ha bloccata un'ostetrica. L'ha inseguita, mentre fuggiva lungo i corridoi della clinica «Mangiagalli» di via della Commenda, con una bimba di appena sette giorni stretta tra le braccia. Una neonata che, però, non era sua. Già. Lei, un'ecuadoregna di 32 anni, sposata e residente a Mediglia, l'aveva appena prelevata dalla culla che era accanto al letto della vera madre, una moldava 33enne in procinto di essere dimessa, dopo essere entrata nella sua stanza intorno alle 15, nell'orario delle visite. E averle mentito spudoratamente, raccontandole di essere un'infermiera. «Guardi, c'è bisogno di farle delle visite» ha spiegato, portando via con sé la piccolina. La puerpera, forse semplicemente per quello che i carabinieri ieri hanno definito «istinto materno», ha capito immediatamente che qualcosa non andava e ha lanciato l'allarme, chiamando a gran voce il personale medico. È così che la caccia alla «rapitrice» si è conclusa appena una manciata di secondi dopo. Mentre la sudamericana raccontava proprio all'ostetrica che l'aveva bloccata: «Ho partorito qui mio figlio, che ha 7 anni. Ma ho avuto un aborto qualche mese fa, perdendo il bambino che aspettavo».

Intanto nella clinica il clima si è surriscaldato. Tra le urla di tanti genitori e parenti che, nel frattempo, usciti dalle stanze delle puerpere e compreso quel che stava accadendo, non hanno esitato a farsi prendere da un turbinio di emozioni più che comprensibili. Avvicinandosi alla sudamericana con fare minaccioso, come se volessero linciarla. Un finale evitato soltanto dalla vigilanza ma soprattutto dall'arrivo dei carabinieri.

Poco prima delle 21, dopo essere stata interrogata dai militari del nucleo radiomobile e investigativo nella sede del comando provinciale dell'Arma, in via della Moscova, l'ecuadoregna è stata formalmente arrestata e portata a San Vittore, a disposizione dell'autorità giudiziaria. È accusata di sequestro di persona e sottrazione d'incapace.

«Il tentativo né per la piccola né per sua madre - ha spiegato ieri in una nota il Policlinico, da cui dipende quella che i milanesi conoscono come la clinica dei bambini - che sono potuto tornare a casa come previsto, nonostante questa disavventura».

Naturalmente l'allarme resta. Perché fatti come questo dimostrano chiaramente che non è proprio tutta una leggenda quella che parla di malintenzionati appartenenti a vere e proprie organizzazioni criminali o di squilibrati (come pare sia accaduto in questo caso) che rapiscono i neonati.

«Da quello che posso ricordare io, negli ultimi 15-20 anni non era mai successa una cosa del genere - ha dichiarato ieri all'AdnKronos Salute Basilio Tiso, direttore medico di presidio del Policlinico.

«La donna ha approfittato del momento di maggior affluenza, l'orario delle visite. In Mangiagalli - continua - abbiamo un piano dedicato ai neonati patologici e uno dedicato a quelli fisiologici dove ci sono circa 90 bambini.

Qui durante l'orario delle visite c'è davvero tantissima gente, un via vai di parenti e amici delle neo mamme ricoverate in attesa di essere dimesse dopo il parto, solitamente nel giro di 3-4 giorni».

Commenti