Cronaca locale

«Siamo uniti e vinceremo» Parisi pensa già al 19 giugno

Malumore Lega e Fdi per il Cav assente La replica: «Qui il ballottaggio è sicuro»

Chiara Campo

«Uniti si vince, da lunedì possiamo fare una bella corsa per arrivare al ballottaggio e cambiare Milano». Stefano Parisi scalda la coalizione alla festa di chiusura della campagna elettorale in Gae Aulenti. Causa meteo, la kermesse prevista inizialmente ieri in piazza è diventata un brindisi nello store della Replay, affacciato sui grattacieli di Porta Nuova. E ieri mattina è cambiata la lista dei leader presenti accanto al candidato sindaco. Arrivano Matteo Salvini che a Milano guida anche la lista della Lega, Mariastella Gelmini capolista Fi, Maurizio Lupi che è il primo nome della lista «Milano Popolare» e Gabriele Albertini della civica «Io corro per Milano». C'è il «colonnnello» Fdi Ignazio La Russa, ma salta l'appuntamento il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, e scatena i malumori di Carroccio e Fdi. Il Cav è rimasto a Ostia per il comizio del candidato sindaco a Roma Alfio Marchini. Già era sfumata l'ipotesi di una fotografia del centrodestra unito (almeno) a Milano: Salvini doveva raggiungere Castellanza alle 21, sarebbe andato via prima dell'arrivo di Berlusconi. E dopo essersi consultato giovedì sera con Parisi, ha spiegato il leader azzurro, «abbiamo convenuto che fosse meglio che rimanessi nella Capitale a sostenere Marchini e Fi, a Milano al secondo turno Parisi ci arriva di sicuro». Il candidato conferma. Ma è bastato l'attacco della chiamata («sono a Ostia per la chiusura di Marchini») per far scattare La Russa che lì con la Lega sostiene Giorgia Meloni. «Neanche in un film mi potevo aspettare una cosa del genere, Silvio doveva venire nella sua città, non a Roma dove nella migliore delle ipotesi Marchini non va al ballottaggio e nella peggiore aiuta a vincere Giachetti e il Pd perchè il centrodestra è diviso». Lo tengono a freno Albertini con le imitazioni in romanesco e Lupi che smussa. Berlusconi al telefono ricorda che «quello che «ogni voto è importante, quello che accadrà nei prossimi 5 anni dipende da ogni milanese, con il suo voto può decidere se le tasse locali raddoppieranno come è successo con la sinistra, se verranno sgomberati o meno i campi rom. Solo votando Parisi potremo avere una grande stagione di cambiamento. Possiamo vincere e vinceremo». Una chiosa che fa di nuovo brontolare La Russa («parlò così Mussolini e non ha portato bene»). Gli alleati lo prendono in giro.

Giornata milanese per Salvini che inizia volantinando la mattina con un giro al mercato del Trotter, continua al pomeriggio con un giro al campo rom regolare di via Chiesa Rossa dove è scattato giovedì un maxi-sequestro di 190 tra coltelli, machete e spade katana. «Se vinciamo, nel primo mese voglio radere al suolo due campi e rom e due autovelox» promette il leader lumbard. I nomadi a distanza gli voltano le spalle, un bambino indossa la maschera di Donald Trump. Ma l'avviso di sgombero è partito. Arriva intorno alle 18 sotto il Bosco Verticale dove lo attendono i militanti leghisti e si avvia con loro in corteo sotto la pioggia verso Gae Aulenti. «Mi spiace che Berlusconi non sia qua con noi, ma vinceremo lo stesso. Lui ha scelto di andare a perdere a Roma? Amen, io ho scelto Milano». «Non ha il dono dell'ubiquità» gli ribatte la Gelmini.

E nel suo discorso il Cav manda «un saluto affettuoso» e un messaggio politico «agli amici della Lega e di Fdi, il nostro futuro, il futuro dell'Italia, riparte da Milano».

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