Cronaca locale

Simple Minds, gli anni '80 sul palco degli Arcimboldi

Luca Testoni

A Milano si sentono a casa (quante volte sono venuti a San Siro per assistere al derby) e, guarda caso, la metropoli lombarda non li ha mai traditi. D'altronde, dal 17 marzo 1983 - questa la data del primo, splendido concerto al Rolling Stone di corso XXII Marzo ai tempi del tour di «New Gold Dream (81-82-83-84)», forse il loro insuperato capolavoro - ad oggi, gli scozzesi Simple Minds hanno sempre dato tutto nelle loro esibizioni all'ombra della Madonnina. Di più, dal vivo gli ex ragazzi di Glasgow (che nel luglio 1986 suonarono pure a San Siro con supporter genere del calibro di Simply Red e Waterboys) hanno sempre dato il loro meglio. Anche nei periodi meno felici della loro carriera, che detto per inciso prese il via in quel di Glasgow nel lontano 1977.

Certo, il meglio è stato dato all'epoca della mitica «British invasion» anni Ottanta, ma i nostri hanno ancora voglia di mettersi in gioco. Con nuove produzioni (il 2018 uscirà il nuovo disco) e anche progetti inaspettati, come nel caso della rilettura in chiave acustica del meglio del loro canzoniere. Lo hanno fatto con un album, «Simple Minds Acoustic», che ora è diventato un tour, con tappa odierna (orario di inizio le 21) nell'invitante cornice del Teatro degli Arcimboldi. Strana storia quella delle «Menti Semplici». Dopo essersi imposti sperimentando in bilico tra art-rock ed elettronica, poco alla volta, agli albori degli anni Ottanta, hanno preso prima la strada della new wave passionale e moderna e, poi, quella del rock epico.

Formula questa che ha trasformato la premiata ditta messa in piedi da Jim Kerr e dal fedelissimo Charlie Burchill (le uniche certezza nella girandola di cambi di formazione) in una band da grandi numeri che rivaleggiava con gli U2, talvolta ricorrendo ad autentici inni pop da hit parade.

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