Cronaca locale

Sindrome da rientro, ne soffre uno su due Ecco come difendersi

La metà degli italiani dopo le ferie patisce ansia, stanchezza, irritabilità. L'esperto: "Occasione per far ordine"

Sindrome da rientro, ne soffre uno su due Ecco come difendersi

Preoccupazione per i carichi di lavoro incombenti, ansia da senso di responsabilità: molti, già negli ultimi giorni delle vacanze estive, sentono gradualmente aumentare queste sensazioni. E, una volta rientrati in ufficio, sono svogliati, hanno una scarsa capacità di concentrazione. È un fenomeno più diffuso di quanto si pensi: uno studio recente (del portale «In a bottle» che ha analizzato le opinioni espresse online da circa mille italiani) una persona su due soffre sintomi di questo tipo. Che, nel 27 per cento dei casi, vengono vissuti come una vera patologia, una «depressione post vacanze».

In cima ai disturbi di questa sindrome da rientro ci sono le ansie legate al posto di lavoro, comuni al 57% del campione. Il 42 per cento patisce il ritorno alla vita da pendolare, mentre quasi tre su dieci sono terrorizzati dal sentir trillare di nuovo la sveglia al mattino. Paure e disagi che, nei primi giorni di ritorno in ufficio, possono manifestarsi con mal di testa, sensazione di spossatezza e stordimento, difficoltà a concentrarsi. O tachicardia, ipersudorazione, dolori muscolari.

«Sono sensazioni frequenti: è chiaro che è difficile passare da una condizione di ozio in cui si ha tempo di fare un po' tutto a quella normale, in cui, tra lavoro e ménage familiare, incastrare tutto è difficile. È una questione neurobiologica, come quando da adolescenti si staccava per tre mesi e poi ricominciare anche solo a leggere un libro sembrava faticosissimo», spiega lo psichiatra milanese Michele Cucchi, direttore sanitario del centro medico Santagostino.

Ma un rientro traumatico si può evitare, seguendo una serie di regole apparentemente banali che riguardano l'alimentazione ma anche, più in generale, il nostro approccio alla giornata, il modo in cui gestiamo il tempo a nostra disposizione. Anzi, il post-vacanze è il momento ideale per rivedere quello che nella nostra vita non va. «Prima di staccare -fa notare Cucchi- siamo spesso trascinati da un'inerzia che non è frutto di una vera scelta. Nasce da abitudini indotte. Al rientro queste abitudini sono più facili da identificare e da tagliare. È un'occasione per fare pulizia». La regola vera è appunto riconsiderare il nostro modo di vivere la giornata tipo. Partendo dall'ora in cui ci si alza e si va a dormire. «È utile conoscere il proprio cronotipo: esistono test che misurano le attitudini di ciascuno, c'è chi è più gufo e chi più allodola. In base a quello ci si può ritarare, aggiustare tenendo conto anche del ritmo di lavoro». All'inizio si farà fatica. Ma il punto è che «bisogna abituarsi a non cercare gratificazioni immediate, come avviene in vacanza quando magari si va a cena tutte le sere, che ci mettono in una condizione un po' edonica. Bisogna trovare quelle a lungo termine». Come riuscire a impiegare parte della pausa pranzo per fare una passeggiata o un'attività sportiva, purché blanda e senza sforzi eccessivi.

Il cambiamento deve essere graduale e meditato.

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