Cronaca locale

La sinistra radicale picchia duro su Expo: divorzio vicino

Sull'alleanza con Rifondazione per il 2016 «valuteremo sul programma, ad oggi non sappiamo rispondere» hanno ammesso ieri i segretari locali del Pd, Pietro Bussolati e Alessandro Alfieri. Troppe volte la sinistra radicale in questi anni ha preso le distanze dalla linea del centrosinistra e della giunta, dalle polemiche sugli affitti in Galleria al futuro della quarta linea della metropolitana. E il terreno di scontro più acceso ha riguardato - e riguarda ancora - Expo. Giusto ieri il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo, esponente della Sinistra x Pisapia, ha diramato una nota polemica per conto dell'associazione CostituzioneBeniComuni di cui fa parte con la capogruppo Anita Sonego ed altri esponenti «No Expo» come Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Franco Calamida. Nel mirino, la «Carta di Milano», la lettera di impegni per un cibo sano, sicuro e nutriente per tutti, che il sindaco Pisapia ha definito la vera eredità di Expo, un patto rivolto a cittadini, istituzioni, imprese, associazioni e ai Paesi che vorranno sottoscriverla. La Carta viene definita invece dagli esponenti della cultura e della politica della sinistra che hanno firmato ieri la nota, Basilio Rizzo in primis, «una grande operazione mediatica, che si limita a dichiarazioni generiche senza andare alle cause e alle responsabilità della situazione attuale». E dopo le polemiche, anche del Pd, per l'assemblea dei comitati No Expo organizzata proprio nella Sala Alessi di Palazzo Marino lo scorso 7 febbraio, promuovono il «convegno internazionale che si svolgerà a Milano venerdì 26 e sabato 27 giugno con la seconda edizione di: "Expo nutrire il pianeta o nutrire le multinazionali"».

La Carta di Milano insistono «scivolerà nella storia senza incidere alcunché, legittimando ancora il modello agroalimentare che ha prodotto insostenibilità, disastri ambientali e le terribili iniquità che vive il nostro mondo e che la stessa Carta denuncia ma ignorando lo strapotere politico delle multinazionali, che stanno dentro ad Expo e che sottoscrivono la Carta».

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