Cronaca locale

Da Siviglia a Shanghai, il dopo-Expo degli orrori

Dell'Expo di Siviglia (1992) sono rimaste le impalcature abbandonate e i tendoni strappati. All'Expo di Hannover (2000) tra un padiglione e l'altro si sono formate paludi stagnanti piene di erbacce e detriti. A Shanghai (2010) i resti delle costruzioni hanno reso la struttura inutilizzabile per mesi. E spesso e volentieri sono spuntate le roulotte, le capanne fatte di lamiere e gli accampamenti abusivi. Tutto ciò che non si vuole assolutamente vedere a Rho dal primo novembre in avanti.

Contro l'effetto villaggio Olimpico abbandonato, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni presenta la sua lista di proposte per far vivere Expo anche dopo la chiusura. In quella fase, rischiosissima, che precede i lavori di riqualificazione per il campus universitario (o per quel che sarà). Obbiettivo: evitare che il Decumano diventi terra di nessuno, aperta a nuovi villaggi rom e abbandonata al degrado. Ed evitare anche che le costosissime strutture, utilizzate solo sei mesi, restino lì a cadere in pezzi.

Mentre i vari paesi provvederanno a smontare i propri padiglioni, il presidente lombardo propone di dare una seconda vita alle aree di servizio e quelle che non verranno interessate dai cantieri. Ed immagina (per i due anni di transizione, fino cioè alla realizzazione del progetto del post Expo) asili nido, parchi gioco, aule universitarie, uffici pubblici statali e regionali lungo il Cardo dove far trasferire i dipendenti. E ancora, spazi per le imprese, biblioteche, spazi per la Triennale, eventi culturali all'auditorium. Il padiglione di Slow food potrebbe essere trasformato in un'area dedicata alle attività sportive e agli orti didattici. «Vogliamo discutere subito di queste nostre proposte con i responsabili di Expo e delle amministrazioni pubbliche - ha fatto sapere il presidente della Regione- perché, da novembre, in attesa di capire cosa verrà fatto, si possa rendere viva e fruibile questa area. La Regione Lombardia è disponibile a mettere le risorse necessarie per fare in modo che l'area sia utilizzata immediatamente».

Delegato a verificare le disponibilità e a raccogliere le proposte per la fase del cosiddetto fast post Expo è Giulio Gallera, sottosegretario di Regione Lombardia con delega al coordinamento dei progetti speciali. «La nostra intenzione è quella di aprire anche ai privati - spiega - dalle associazioni culturali a quelle sportive, per prevenire il degrado a Expo e mantenere viva l'area».

Ad apprezzare il progetto anche il coordinatore regionale di Forza Italia Mariastella Gelmini, che appoggia soprattutto la volontà di dedicare spazi agli incubatori di impresa: «Oltre alla possibilità di impegnare spazi già attrezzati su di un'area fortemente accessibile - prosegue -, l'idea di insediare un presidio di start up, spazi operativi aperti ai giovani, sembra andare nella direzione di un impiego strategico, aperto al mondo del lavoro e dell'impresa, a tutto beneficio delle giovani generazioni».

Intanto per la fase del post Expo prende sempre più piede l'idea di un campus universitario. Ieri a Roma sono cominciati i lavori del gruppo tecnico composto da Arexpo, Cassadepositi e prestiti e Demanio «per i necessari approfondimenti», mentre Governo, Regione e Comune incontreranno entro fine mese l'Università Statale per valutare la prospettiva della cittadella universitaria.

È stata inoltre prevista una nuova riunione del tavolo di lavoro congiunto per gli inizi di settembre a Milano.

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