Cronaca locale

"Solo uno Spirito Allegro ci salverà dalla catastrofe"

Leo Gullotta, 71enne, in scena al Carcano nella celebre commedia di Coward: «Offro un sogno dall'aldilà...»

© Per gentile concessione di Giovanni Sempreviva
© Per gentile concessione di Giovanni Sempreviva

«Caro amico, l'ironia è una lama da affinare, la leggerezza un valore da riscoprire. Viviamo tempi pesanti, tempi brutti. Venire a teatro è recuperare la bellezza, ritrovare il gusto della misura. È una buona idea, amico mio, compra il biglietto». Così, con fare da imbonitore, Leo Gullotta, 71 anni, 50 anni di carriera, cercherebbe di convincere i passanti a entrare al Carcano. Senza dire, per modestia, che uno dei richiami è proprio lui, protagonista della celebre commedia di Noël Coward «Spirito allegro» (dal 9 al 19 febbraio). «Sono Charles Condomine, scrittore appassionato di occultismo. Invito una medium a casa e cominciano i guai», racconta Gullotta. «La seduta spiritica richiama la presenza ultraterrena della mia prima moglie Elvira e pregiudica il mio matrimonio con la seconda, Ruth. Una commedia brillante, che fin dal debutto a Londra, interpretata dall'autore nel 1941 (tempi difficili pure quelli), ha un successo strepitoso. È diventata film, anche con Coward, ed è stata interpretata da nomi come Angela Lansbury e Rupert Everett, per dire i più recenti, a Broadway pochi anni fa».

Ma lei, Gullotta, crede alle sedute spiritiche?

«No, sono scettico, potrei iscrivermi all'associazione di Piero Angela, che denuncia le truffe dei ciarlatani. Ma sorrido. Credo che la gente abbia bisogno di immaginare qualcosa di non visibile, di sognare. Nel caso dello spettacolo con il quale giriamo l'Italia da due anni, è un artificio fondamentale per sviluppare la trama e conquistare il pubblico. In più, nell'allestimento diretto da Fabio Grosso ci sono le meraviglie del video-mapping, diavoleria di visual design che produce effetti speciali in 3D. Vedrete gli spiritelli dispettosi, le cose che si muovono, ombre e fantasmi: prima si otteneva tutto con trucchi teatrali, invece ora...». Gullotta, che ama molto la commedia di Coward («ambientata nell'upper class londinese come da copione, si respira lo spirito del grande regista Ernst Lubitsch: lo abbiamo pregato di sorvegliarci dall'aldilà»), mette l'accento sull'eleganza e l'umorismo travolgente del lavoro. Con lui, in scena, una compagnia di sei attori, tra i quali Betti Pedrazzi, la medium Madame Arcati, ruolo che in passato fu di Bice Valori e Lina Volonghi.

Gullotta, le dispiace perdere Sanremo per colpa del teatro?

«Un po'. È un grande spettacolo popolare e se non fossi in scena lo seguirei sullo schermo tv. Magari non proprio tutte le sere del Festival, ma anche solo un'occhiata gliela darei».

E dell'Italia teatrale che pensa?

«Il teatro è medicina per la mente, servono buoni medici. In Italia ci sono, soprattutto a Milano, che ha una marcia in più nell'offerta. De Capitani fa spettacoli eccellenti, come eccellente è stata la Lehman Trilogy di Massini al Piccolo. Ma in generale, se posso fare una critica, nel teatro italiano c'è troppa furbizia e poca onestà di intenti.

Però questa, come si dice, è un'altra storia».

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