Cronaca locale

Speranze e voglia di record Expo è a metà del cammino

Da Rho-Pero sono passati capi di Stato, politici e first lady ma la sfida restano i numeri. E ridurre gli sprechi di cibo

A metà corsa tutti vogliono prendere il metro di Expo. Con o senza accento sulla «o»? Leggendo senza l'accento e facendone una ragione di numeri, il metro di Expo misura 10 milioni 129 mila e 254 biglietti emessi fino al 31 luglio con sigillo fiscale alla piattaforma ticketing. Se leggiamo con l'accento, dobbiamo vedere un metropolitana impeccabile che ha messo sui binari un convoglio dietro l'altro, alla distanza di un minuto e mezzo, trasportando nel trimestre maggio-luglio 2.247.728 passeggeri fino al sito dell'Esposizione Universale di Rho Pero. Non dobbiamo dimenticare che se Expo è un villaggio mondiale, è nel contempo una città vera, Milano, che vede sui suoi mezzi pubblici persone sorridenti a mezzanotte e il sorriso è un metro che supera qualsiasi altra qualità.

Tempestata da scandali sugli appalti nei suoi mesi di preparazione, inaugurata sotto la pioggia in un Primo maggio 2015 in cui Milano fu assalita da un corteo di funestatori che in alcune strade ha lasciato solo devastazione, l'Esposizione taglia il traguardo del terzo dei suoi sei mesi di vita con un volto-simbolo, Letizia, regina di Spagna, la giornalista senza sangue blu nelle vene ma ascesa al trono. Self-made-woman, la donna che si è fatta da sola e con un sorriso, e questa è Expo fino ad ora: una manifestazione nata e cresciuta tra mille difficoltà, ma contro ogni aspettativa marciante con tacco regale, discreta e caparbia, come è regale nella sua irrisolta battaglia tra spreco e indigenza il tema portato all'attenzione del mondo, il cibo, che fu scelto da un'altra Letizia, l'ex sindaco di Milano «donna» Moratti.

La first lady italiana Agnese Renzi, la first lady statunitense Michelle Obama, la presidente della Camera Laura Boldrini hanno spinto la loro femminile curiosità in questo luna-park del palato, visitando la cittadella con stanze dei cibi del passato e del futuro, come i contestati insetti, perché il problema del pane quotidiano non è questione su cui le stelle possano stare a guardare.

Veniamo agli uomini. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del consiglio Matteo Renzi, il presidente della Repubblica francese Francois Hollande, il presidente della Federazione russa Vladimir Putin sono passati dalle strade, definite cardo e decumano come le antiche arterie viarie romane, strade a cui le terre del Pianeta si affacciano con ugual diritto e con l'unico dovere di rammentare che il cibo ha una distribuzione stridente con quanto definiamo progresso. Ancora 795 milioni di esseri umani soffrono per fame, mentre si registrano 2,8 milioni di decessi per malattie legate a obesità causata da un'alimentazione eccessiva. Ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. Su questi numeri deve essere interrogata l'Expo milanese piuttosto che sul numero di ingressi, perché le cifre della fame sono le qualità attorno alle quali deve cominciare un modo integro di fare politica, per salvare la vita.

Un punto di domanda sigilla la visita di Papa Francesco, collegatosi in diretta streaming il giorno dell'inaugurazione, ma atteso di persona. Nel frattempo è un'altra «donna» a rappresentare il sacro spirito della cena a Expo, la riproduzione della Madonnina del Duomo che per molti turisti è diventata l'icona di questa edizione 2015, ricca nel suo oro regale ma umile nella preghiera che spinse Cristo a trasformare l'acqua in vino al banchetto nuziale di Canaan. A Expo nessuno chiede miracoli.

In concreto Milano domanda che i lager della fame non abbiano più inquilini, non abbiano più pianti di bimbi.

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