Cronaca locale

Spunta il '400 nascosto A San Cristoforo restaurati gli affreschi

Da oggi la chiesetta scopre il ciclo pittorico di un anonimo allievo di Leonardo da Vinci

Manila Alfano

La chiesa di San Cristoforo svela il suo capolavoro. Tutto come previsto; i lavori di restauro, iniziati due anni fa, si sono conclusi con un tempismo perfetto e oggi finalmente quel tesoro dimenticato del '400 viene scoperto. È terminato infatti il restauro di un grande affresco in San Cristoforo, sul Naviglio, di un artista rinascimentale, allievo di Leonardo, che gli studiosi attribuiscono al maestro dei Santi Cosma e Damiano. «Abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione al timpano della chiesa a fine gennaio di due anni fa» spiega la dottoressa Valentina Parodi, restauratrice dello studio Formica.

Un artista anonimo che prende forma proprio grazie ai suoi capolavori, che ha lasciato tracce indelebili che neppure il tempo (e la fortuna) ha cancellato. Di lui si sa che è un artista rinascimentale influente, che è vissuto nei primi anni del Cinquecento, che ha potuto viaggiare, chiamato da mecenati lombardi, un artista cresciuto alla scuola di Leonardo, influenzato da Bernardino Luini, allievo di Bramantino, che studiò con Raffaello. Un uomo che ebbe mezzi e strumenti, che è stato a Roma per migliorare la tecnica insieme ai più grandi del suo tempo e che proprio in Lombardia ha realizzato i suoi affreschi, chiamato dalle famiglie più influenti: Mantegazza, Castiglioni, Sforza. Un maestro rimasto sconosciuto per secoli, nascosto sotto il peso di malte grigie e intonaci moderni che oggi può essere di nuovo ammirato.

E pensare che il manufatto è venuto alla luce quasi per caso, come ha spiegato la dottoressa Parodi mentre lavoravano al recupero dei frammenti dell'arco. «Una volta saliti sul solaio ci siamo trovati di fronte a un'opera grandiosa e integra, un Dio Padre benedicente avvolto in una nuvola di cherubini». Una sorpresa, di quelle che fanno rivalutare tutto il percorso dei lavori. «È così infatti - spiega la restauratrice - che ci siamo resi conto che i frammenti su cui stavamo lavorando erano solo una piccola parte di un più grande affresco». Ecco dunque che quel progetto iniziale, il recupero dell'arco, si è ampliato e ha preso il volo per un sogno, per rendere visibile tanta bellezza. Oggi, smontate le impalcature, San Cristoforo, ha un motivo in più per essere visitata. Perla sui Navigli, cappella ducale dove si sposò Ludovico il Moro, dove è passato Leonardo, è diventata un simbolo di Milano. Una chiesetta che non smette di stupire, merito in questo caso del carismatico e operoso don Pier Luigi Lia, sacerdote, professore all'Università Cattolica, seguitissimo e amatissimo dalla nutrita comunità di fedeli. «Senza don Lia, tutto questo non sarebbe stato possibile - ammette la dottoressa Parodi -. È lui, con la sua costanza, che ha cercato i fondi, individuato i bandi, coinvolto e sensibilizzato la comunità». Ma il sacerdote, che si è prodigato per la realizzazione dei lavori di restauro, regala un'altra emozione: il venerdì e il sabato santo, per accompagnare la meditazione sulla croce e sulla discesa agli inferi, metterà nell'abside di San Cristoforo un crocifisso di William Congdon, pittore statunitense, maestro dell'Action Painting. Un crocifisso di rara intensità: tutto nero con i soli capelli - che richiamano quelli del Cristo di Velasquez - insanguinati.

Omaggio a questo artista di origine protestante, che si è convertito al cattolicesimo un giorno ad Assisi, guardando le stelle.

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