Cronaca locale

Starbucks nega l’entrata al cane e i social insorgono

Caffetteria americana messa sotto accusa perché vieterebbe l'accesso agli amici a 4zampe

Starbucks nega l’entrata al cane e i social insorgono

Starbucks, nota catena americana, inondata di messaggi dopo che ha rifiutato l’ingresso a un cane. Non si è fatta attendere la reazione del proprietario, Tommaso Zorzi, che ha subito scatenato i social aprendo l’hashtag "#Iostocongildina". Prese letteralmente d’assalto le bacheche italiane della caffetteria che ha da pochi giorni aperto il suo negozio in piazza Cordusio, nel centro di Milano.

Tommaso Zorzi, influencer e personaggio televisivo italiano, figlio di un’importante famiglia milanese, non ha gradito il divieto a entrare con la sua amata Gilda. Il ragazzo ha raccontato di aver fatto una fila molto lunga per poter accedere al locale, e una volta arrivato alla porta, gli sarebbe stato impedito l’ingresso a causa del cane.

Zorzi ha spiegato il suo disappunto usando anche un linguaggio colorito, supportato dai suoi sostenitori che hanno assalito i canali social di Starbucks di messaggi, accusando la catena americana di non essere “dog friendly”. Il locale non ha replicato alle accuse.

"Sono furibondo, mi hanno buttato fuori da Starbucks perché ho il cane. Mi fai schifo, non comprerò mai più un caffè. Sono stato da Starbucks a Singapore, Dubai, Londra, New York, Parigi, sempre entrato col cane... a Milano no. Vedono il cane, mi dicono, basta che stia in braccio, entro e mi fanno uscire perché mi dicono,scusa hai il cane ? Non ho parole", ha riferito il ragazzo sul web.

Molti utenti, alcuni proprietari di cani, si sono sentiti presi in causa e hanno attaccato Starbuchks, avvertendo che mai e poi mai entreranno nel negozio per bere un caffè, preferiranno altri bar, amici degli animali. Strano che la catena abbia scelto di percorrere questa linea, in un momento in cui social e televisioni continuano a portare avanti battaglie per i diritti degli animali.

Strana la decisione di Starbucks, anche perché era stata loro l’idea di inventare il pappuccino, dall’inglese pup che significa cucciolo, creato appositamente per i cani che accompagnano i loro padroni a bere un caffè. Non credo che in 2,400 metri quadrati di locale, a tanto corrisponde la grandezza del negozio a Milano, qualche cane possa creare problemi.

Forse Starbucks dovrebbe rivedere il divieto, in modo da accontentare i padroni e i loro cani, sempre più presenti in città.

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