Cronaca locale

Una strada "social". Così il quartiere apre le sue porte

I residenti di via Maiocchi hanno deciso di fare rete. Ora si conoscono, si aiutano e si sentono più sicuri

Una strada "social". Così il quartiere apre le sue porte

C'è una Milano che si fa quartiere, una metropoli a misura di condominio, di viuzza, e lo stereotipo della freddezza meneghina diventa piccolo così. Ne è prova l'esistenza in città di una delle più grandi social street d'Italia. Via Maiocchi e dintorni (cugina della capostipite via Fondazza a Bologna), è l'esempio milanese della voglia di conoscersi meglio tra concittadini. Anzichè farlo sul social network, hanno portato il social network in strada.

«L'iniziativa è partita creando un gruppo su Facebook per pubblicizzarci e per continuare a diffondere la comunicazione. Ma le nostre attività sono tutte vis à vis», spiega Veronica, una delle promoter. Si è unita (e non è l'unica: sono quasi un migliaio) alla iniziativa della fondatrice, Lucia Maroni,che a dicembre tappezzò le vie di zona Maiocchi con infiniti volantini: «Vuoi un quartiere più bello?». Lo volevano in tanti, perché hanno subito aderito. Due settimane dopo è stato organizzato il baratto di Natale, a febbraio «Case aperte». Tre mesi fa non si conoscevano, adesso si invitano ad entrare a casa quasi senza bussare. «Nascono nuove idee di socialità di giorno in giorno. C'è sempre qualcosa da organizzare», racconta Elena. Anche lei come Veronica e Lucia, fa parte di un nucleo fisso di residenti di via Maiocchi che si occupa di promuovere la social street. Ma tanti momenti che prima non c'erano adesso sono diventati abitudini: «Se ho bisogno di qualcosa chiamo i miei vicini. Se scendo a prendere una birra, invito anche gli altri ad unirsi. A volte non mi ricordo immediatamente i loro nomi e cognomi, di alcuni non so la storia personale, ma li riconosco perché hanno partecipato alle iniziative, perché sono stata nelle loro case - racconta Alessandra -. Se conosci le persone attorno a te sai di avere sempre dei punti di riferimento, per qualsiasi cosa».

La social street insomma rende più semplice la vita. E fa sentire più sicuri: diminuisce la diffidenza («non dico che aprirei la mia casa a chiunque, ma mi sento meno isolato», dice Andrea) e crea un vero network di aiuto reciproco: «se ho bisogno di qualcuno che mi dà un occhio al cane mentre sono in vacanza, magari prima di rivolgermi ad un dog-sitter chiedo a uno dei miei vicini», spiega Simona. I residenti di via Maiocchi e dintorni, cioè via Eustachi, via Stoppari, viale Abbruzzi, via Baldinera, hanno anche creato un documento condiviso sul gruppo Facebook dove inserire una serie di contatti utili per qualsiasi evenienza: un idraulico di fiducia, il medico più vicino, una brava insegnante di ripetizioni. La lista continua, anche quella delle iniziative future, dal concretizzare alleanze con le cugine social street sparse per Milano (già: via Maiocchi non è la sola) al guardare al 2015. Si pensa infatti ad Expò. «Abbiamo avuto qualche contatto ancora informale con le istituzioni e con l'amministrazione comunale -spiega Veronica.

Se ci allargheremo più di così, come prevediamo, potremmo fare qualcosa di ancora più grande».

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