Cronaca locale

"Sul palco come al cinema: recito 'Con tutto il cuore'"

L'attore e regista debutta al Manzoni con la sua ultima commedia... agrodolce: «Amo il teatro, è materia viva»

"Sul palco come al cinema: recito 'Con tutto il cuore'"

Fosse nato un paio di millenni fa, Vincenzo Salemme si sarebbe trovato un gran bene nella tunica di uno di quei filosofi greci o romani abituati a riflettere sulle grandezze e le miserie umane. Forse un po' troppo ottimista («per me l'essere umano è naturalmente buono, sono le condizioni esterne a corromperlo»), certo comprensivo verso i difetti del prossimo. Tanto che preferisce sorriderne, in forma di commedia, sul palcoscenico.

Lo fa, ancora una volta, in Con tutto il cuore, in cartellone al Teatro Manzoni da questa sera fino al primo gennaio (feriali ore 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 39-23 euro, info 02.76.36.901.9), storia di un mite professore costretto a fare il duro per sopravvivere a una ex moglie e a una giovane figlia che lo dominano.

La sua nuova commedia, è come al solito scritta, diretta e interpretata da Vincenzo Salemme: le piace avere il totale controllo?

«In teatro sì. Mi piace costruirmi il giocattolo. Anzi, non smetto mai di smontarlo e rimontarlo: cambio battute, lo adatto nel tempo se il mondo attorno cambia. Il teatro ha questo di speciale: è materia viva, sempre. Un film è quello, viene fissato. Come le pagine di un romanzo».

Non a caso, lei si intende di tutti e tre i mondi: a cinema e teatro ha recentemente aggiunto anche la scrittura di un libro, un vero e proprio noir dal titolo «La bomba di Maradona» (Baldini Castoldi). Perché un autore e attore di commedie scrive un giallo?

«Perché sono vorace lettore di thriller e, leggendoli, mi è spuntata una storia. Un maturo regista in declino ha l'occasione di fare un documentario sulla morte di un magistrato in un attentato avvenuta dieci anni prima. Involontariamente, finisce per scoprirne il segreto».

Anche la sua commedia conserva dei colpi di scena giallistici?

«A suo modo sì. Il buon professor Ottavio, vale a dire io medesimo, subisce un trapianto di cuore. Ma il cuore apparteneva a un criminale che, sul punto di morte, ovviamente violenta, chiede a sua mamma di dare il suo organo solo a qualcuno che possa vendicarlo. Ma il professore non ha nessuna intenzione di trasformarsi in un malamente. Ecco, magari forse farsi un po' più duro sì».

In un mondo sempre più arrabbiato, che ci fa il mite professore Ottavio?

«Appunto, li vediamo gli insegnanti oggi: perfino vittime di soprusi, filmati e messi su Internet, ad opera di giovani studenti. Trenta o quarant'anni fa cose del genere sarebbe state impossibili. Si è totalmente perso il senso dell'autorità e dell'autorevolezza. Io sono figlio di una maestra, ho zie insegnanti e un fratello professore di lettere antiche, un'intellettuale. Questa categoria di persone si meriterebbe una carezza per il ruolo che svolgono nella società. Oggi se ne parla solo per il numero. Cioè, per l'esubero».

A Natale la vedremo al cinema?

«Guardi, io l'unico cinepanettone lo feci dodici anni fa insieme a Massimo Boldi, era Olè dei Vanzina. A gennaio invece sarò protagonista nella commedia di Francesco Micciché Compromessi sposi, insieme a Diego Abbatantuono. Io sarò un sindaco 5 Stelle del Sud, lui un imprenditore del Nord.

Costretti a gestire, da futuri consuoceri, il matrimonio dei nostri figli».

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