Cronaca locale

Sul palco De Sica: «Per me Milano è sempre un miracolo»

Lo showman romano ripropone il successo di «Cinecittà»: «Racconto l'Italia, dai film di mio padre al Grande Fratello»

Biglietto d'oro come miglior spettacolo della scorsa stagione insieme a due kolossal come il «Rugantino» con Enrico Brignano e il «Romeo e Giulietta» di David Zard, «Cinecittà» di Christian De Sica torna a Milano, a un anno di distanza: a gennaio 2014 le dodici date al Teatro degli Arcimboldi registrarono un completo sold out, oggi lo spettacolo scritto e interpretato dall'attore e showman romano atterra sul palcoscenico del Teatro Nuovo dal 17 al 22 febbraio (ore 20.45, ingresso 59,50-44,50 euro, info 02.79.40.26). Come tiene a precisare lo stesso De Sica, «Milano è l'unica città italiana nella quale ritorno con il mio show. Nemmeno a Roma, la mia città, regalo il bis. Venire qui per me resta una festa personale: a Milano mossi i primi passi televisivi, erano i primi anni '70, e agli studi Rai di Fiera 2 esordii in Alle sette della sera . Proprio al Nuovo portai in scena il mio primo musical, intitolato Tributo a Gerswhin . Per non parlare dei film della saga Yuppies , negli anni '80: film che, insieme ai cinepanettoni, hanno saputo raccontare l'Italia meglio di tante pellicole autoriali dell'intellighenzia. A Milano, a dire il vero, c'ero anche da ospite non visto, nella pancia di mia madre, il giorno che mio padre girò la mitica scena dei barboni che prendono il volo in Miracolo a Milano ...». Basterebbe questo incipit per spiegare il successo dello show che Christian De Sica regge con il proprio istrionismo sulle proprie spalle, con l'aiuto di tre attori come Ernesta Argira, Daniele Antonini e Alessio Schiavo, un'orchestra dal vivo di ben 20 elementi, un corpo di ballo con 8 danzatori coreografati dallo specialista Franco Miseria, in un impianto registico firmato da Giampiero Solari. Christian De Sica racconta - recitando, cantando e ballando - il fascino di Cinecittà dal suo privilegiato punto di vista. «La prima volta che andai negli studi cinematografici romani - rivela De Sica – ero bambino: mio padre stava recitando ne Il generale Della Rovere di Rossellini, film tratto da un racconto di Indro Montanelli. Era la scena clou, finale, della fucilazione. Fu lì che capii la magia ma anche il meraviglioso inganno del cinema: mentre mio padre si rotolava nella neve finta, Rossellini sul set si mangiava serafico un bella coppa del nonno. Poi, a Cinecittà ci tornai di nascosto da mio padre, a fare provini per i film: mio padre non voleva facessi l'attore, e Rossellini gli dava ragione, questa è la verità». Cinecittà è, dunque, la storia di De Sica figlio d'arte, osservatore ma anche protagonista, e al contempo la storia del nostro Paese: «Lo show racconta esattamente questo: Cinecittà è la storia d'Italia dal fascismo, passando per i film di mio padre, di Rossellini, di Fellini e di Billy Wilder, per arrivare fino alla casa del Grande Fratello». Grande cinema a cavallo dell'oceano Atlantico: quella strada d'acqua che avrebbe potuto portare Christian De Sica a Broadway e Hollywood: «Per un po' credetti di poter fare una vita professionale laggiù – rivela – Poi hanno vinto la mia italianità e... la mia pigrizia. Vissi per un po' a Los Angeles, ma non faceva per me: oggi in quella città mio figlio si è laureato».

Sul palco del Nuovo ha in serbo anche un omaggio ad Alberto Sordi: «É uno dei momenti divertenti ma anche commoventi dello show».

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