Cronaca locale

«Tassa Expo sul commercio? Sarebbe una politica suicida»

Stoppani, delegato Expo di Confcommercio, boccia l'ipotesi del Comune: «Così salirebbero i prezzi. E i profitti per bar e hotel si sapranno alla fine»

Tagliare i servizi nei 6 mesi di Expo - meno pulizie, controlli dei vigili, mezzi pubblici - o tartassare il settore produttivo, dai ristoratori agli albergatori ai tassisti. Sono le due ipotesi sul tavolo del Comune per coprire la voce degli extracosti per Expo che lo Stato non ha alcuna intenzione di accollarsi. Il contributo chiesto al governo è pari a 114,7 milioni di euro ed è stato iscritto tra le spese correnti nell'assestamento di Bilancio 2014. Per ora Roma ha garantito solo 50 milioni, ne mancano 65. Se l'assessore al Bilancio Francesca Balzani promette che i milanesi non verseranno un euro in più per far fronte all'assalto dei 20 milioni di turisti («piuttosto daremo meno servizi») il presidente del Consiglio Basilio Rizzo (Sinistra x Pisapia) ha ipotizzato un'addizionale a carico di «chi trarrà più profitti dall'evento». Leggi: hotel, taxi, negozi, bar. E la reazione di quel mondo non si è fatta attendere. «Intervenire sul carico fiscale sarebbe una politica suicida, un boomerang» attacca il presidente di Epam Lino Stoppani, che oltre a rappresentare i pubblici esercizi è anche il delegato di Confcommercio Milano per Expo. Intanto, premette, «sui profitti per i commercianti si potranno fare i conti solo post evento. Speriamo bene, mancano ancora 6 mesi al via ma per ora le prenotazioni nel settore alberghiero sono tiepide e ci sarà anche la concorrenza forte di Lugano e altre località turistiche poco fuori Milano». Al momento «chi certamente sta guadagnando molto grazie ad Expo sono i costruttori, gli immobiliaristi, chi realizza le infrastrutture di supporto, quello è il vero business sia prima che dopo Expo. Su ristoranti, bar, hotel i ritorni per ora sono solo ipotetici». E il vicepresidente di Epam, a difesa del settore che rappresenta direttamente, non sottovaluta nemmeno la «concorrenza forte» ai locali milanesi da parte dell'offerta di ristorazione all'interno dei padiglioni. Il tema, «Nutrire il pianeta, energia per la vita» si coniugherà (anche) in un'ampia offerta di piatti in tavola dei diversi Paesi. Facile che molti dopo la visita ai padiglioni si fermino anche a cena a Rho. Dunque, rispedisce al mittente la proposta di una tassa sul commercio: «Sarebbe paradossale, un dazio alla rovescia, finirebbe per essere caricata sul cliente e Expo deve essere l'occasione per rilanciare il turismo a Milano. Ma bisogno proporre prezzi giusti, o si fa la fine di Londra: a causa dei prezzi troppo alti durante le Olimpiadi, gli stadi non sono stati meno pieni rispetto agli auspici».

In conclusione Stoppani comprende «le difficoltà dei Comuni nella quadratura del bilanci, ma molto spesso sono dovuti a una spesa improduttiva, il mondo delle imprese sollecita una spending review efficace a tutti i livelli, il recupero dell'evasione».

Un suggerimento? «Far pagare la Tares alle attività paracommercali, come sagre e circoli privati, che operano come locali senza pagare imposte».

Commenti