Cronaca locale

Il tesoro lontano di Luciano Berio e un incontro sui suoi scritti

Luca Pavanel

Ogni tanto andrebbe «ringraziata» almeno simbolicamente quell'editoria - con relativi esperti di buona volontà al servizio del sapere, studiosi e musicisti - che, nonostante i non pochi ostacoli messi davanti da una società che punta su altro, riesce a tenere alta la bandiera della musica contemporanea del mondo, italiana, compresa quella di Luciano Berio. Già, uno degli autori più importanti del secolo Ventesimo, a cui oggi al Museo del Novecento alle ore 18 è dedicato un incontro di presentazione dei volumi di scritti e interviste a lui, il maestro di Oneglia scomparso a Roma nella primavera del 2003. Andrebbero «ringraziati» almeno simbolicamente certi operatori in campo, perché per il resto basta dire quanto segue: buona parte del fondo di Berio (ovvero il patrimonio che gli apparteneva fatto di partiture, registrazioni e scritti) come tanti altri «tesori» di questo genere, già da tempo è finito in Svizzera, al Paul Sacher Stiftung, che si trova in quel di Basilea, dove vedono queste operazioni come investimenti interessanti per la cultura. Poteva restare di più in Italia, ma ca va san dire, per queste cose ci vogliono dei fondi e disponibilità.

E sempre a Basilea ha scelto di lavorare una delle migliori studiose italiane, Angela Ida De Benedictis, che è responsabile scientifico e di ricerca del suddetto istituto elvetico. Con la collega dell'Università di Berna Vincenzina Ottomano - entrambe anche nomi del Centro Studi Luciano Berio e curatrici dei volumi «Scritti sulla musica» e «Interviste e colloqui» - sarà al centro dell'incontro dedicato al compositore e alle due opere saggistiche edite dalla Giulio Einaudi Editore (in sala pure Oreste Bossini di Rai Radio Tre, Nicola Scaldaferri dell'Università degli Studi di Milano, introduce Anna Maria Montaldo, direttore Area Polo Arte Moderna e Contemporanea del Comune).

Su questo grande personaggio, che viene ogni tanto eseguito nelle «nostre» sale, va ricordato il programma per la tv di Stato che lui stesso condusse personalmente: «C'è musica e musica», ritornato in circolazione un po' di tempo fa.

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