Cronaca locale

Trenitalia ci lascia a piedi: in Lombardia 0 treni su 480

Emergenza Trenord, sì alla risoluzione in Regione Il socio statale chiamato a investire su flotta e rete

Alberto Giannoni

Trenitalia deve mettere mano al portafogli e investire in Lombardia. Questa è la via d'uscita che la Regione ha individuato, e votato a maggioranza, per porre fine alla crisi conclamata del servizio. In una seduta di Consiglio tutta dedicata all'emergenza treni, e durata oltre 3 ore, è stato fotografato in modo impietoso lo stato attuale del servizio, e sono state analizzate le cause e le possibili soluzioni.

La Regione chiama in causa Trenitalia, il socio statale paritario della lombarda Fnm dentro Trenord: a fronte dei tre miliardi di euro investiti dalla Regione, la partecipata di Fs ha messo sul piatto solo treni vecchi (32 anni in media) e investimenti da 170 milioni di euro. Non solo: Trenitalia ha in corso una fornitura per 480 nuovi treni e nessuno di questi arriverà in Lombardia. Una sproporzione che grida vendetta, e spiega molto.

Che l'attuale servizio sia disastroso è un punto di vista condiviso da tutti, compresa la giunta regionale. Per la Regione, anzi, il sistema rischia letteralmente di collassare. Paradossalmente, il trasporto pubblico in Lombardia ha avuto fin troppo successo. O meglio, i passeggeri sono stati più veloci dei gestori: oggi 750mila persone ogni giorno si spostano con i treni ma la rete e la flotta non sono state al passo con questa domanda di trasporto pubblico. Sulle responsabilità la discussione è aperta e accesa, ma alcuni sono dati di fatto sono incontestati: fra questi, le dimensioni del servizio ferroviario: quello lombardo non ha paragoni col resto d'Italia. Sono 757.000 utenti singoli, 1,5 milioni di viaggiatori al giorno, 2.400 treni in servizio su 2mila km di rete, 330 treni che Trenord mette a disposizione su 40 direttrici, 11 linee suburbane e 5 del passante. Gli utenti di Veneto, Lazio e Piemonte, insieme, non raggiungono i numeri della sola Lombardia, ad record anche in Europa. Una domanda gigantesca di treno, insomma. E l'offerta, non adeguatamente sorretta da investimenti, non ha retto. Sono arrivati quindi una pioggia di disagi, il doppio di quanto è fisiologico. I treni statali sono vecchi, si rompono spesso, bloccano il sistema. È stato calcolato che su 29 delle 40 direttrici siano stati attivati, come da contratto di servizio, i rimborsi a beneficio dei pendolari penalizzati dai disagi, per un ammontare di 10 milioni di mancati introiti nel solo 2018. «Ritardi, cancellazioni e guasti sono, purtroppo, all'ordine del giorno» recitava in premessa la risoluzione presentata dal presidente della commissione Infrastrutture Angelo Palumbo, un documento che è stato licenziato una settimana fa dalla commissione e votato ieri dal Consiglio. In questo contesto nasce il piano d'emergenza di Trenord, che con il nuovo ad, Marco Piuri ha chiesto tempo e prospettato misure-tampone per alleviare questo collasso: misure come una parziale sostituzione dei treni con bus, per alcune corse periferiche con meno di 50 passeggeri (un intervento che riguarderebbe solo l'1% dei passeggeri). Ma la vera soluzione, dovrà arrivare con nuovi treni e nuove reti. E dovrà arrivare da Trenitalia. E non basteranno le parziali risposte annunciate poche settimane fa. «La risoluzione - ha spiegato il relatore Andrea Monti - chiede a Fs di fare la sua parte».

«È urgente e necessario un cambio di passo per tutelare i pendolari lombardi» ha sintetizzato Palumbo.

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