Cronaca locale

Troppe ombre sulla sicurezza nelle periferie

Non bastano le iniziative propagandistiche, occorre un piano chiaro e trasparente, finanziato con ingenti risorse

Troppe ombre sulla sicurezza nelle periferie

Milano non può e non deve accettare con rassegnazione la spirale della violenza e del degrado. I milanesi e quanti vivono e lavorano in città non meritano furti, rapine sui mezzi pubblici e nei locali, intimidazioni a donne e anziani, spaccio e altre attività illegali.

Abbiamo accolto con favore l'Accordo per la Sicurezza annunciato dal Prefetto, dal Presidente di Regione Lombardia e dal sindaco di Milano, corroborato da un'intesa sul «Controllo di Vicinato» e da un'azione tesa a creare un miglior controllo del territorio nei quartieri popolari. Perché l'emergenza sicurezza oggi a Milano è drammatica, al di là delle statistiche che spesso non parlano la lingua dei cittadini. Senza usare toni inappropriati, va detto che si sono determinate sacche di malaffare e di profondo disagio dovute alla massiccia presenza di immigrati irregolari in molte zone della città. L'intervento della Prefettura non fa che confermare questa situazione.

Perché se c'è una Milano viva, attrattiva e che si rinnova grazie soprattutto alla presenza dinamica di imprese grandi e piccole - la Milano delle periferie è rimasta al palo.

E anche il disegno ambizioso presentato dal sindaco Giuseppe Sala in Triennale per il futuro urbanistico di Milano, ovvero il «Piano di governo del territorio», ha qualche luce (come la rigenerazione degli scali ferroviari) e molte ombre. Mentre l'amministrazione di centrosinistra si dedica attivamente all'accoglienza degli immigrati (lodevole quando si tratta di famiglie che fuggono dalla guerra), intere zone della città sono completamente abbandonate alla presenza di persone irregolari che vivono ai margini della legge in quartieri dove i cittadini, che meriterebbero più attenzione da parte del Comune, sono abbandonati al loro destino. Non c'è solo il problema della casa, peraltro drammatico ma anche quello della socialità: penso, ad esempio, alle tante attività commerciali che hanno abbandonato questi quartieri.

Anche il «Bando 2018 per le periferie» (limitato solo ai quartieri Adriano - Padova - Rizzoli, Corvetto - Chiaravalle - Porto di Mare, Giambellino - Lorenteggio, QT8 - Gallaratese, Niguarda - Bovisa), a causa dell'esiguo finanziamento e nonostante la complessità degli obiettivi proposti, non sembra in grado di modificare il profondo degrado di queste realtà. Occorre mobilitare ben altre energie per cambiare la qualità della vita nelle periferie milanesi.

È doveroso, dunque, spiegare ai cittadini che futuro avranno i quartieri della cintura, perché non bastano le iniziative propagandistiche, occorre un piano chiaro e trasparente, finanziato con ingenti risorse e - dove necessario - con la collaborazione dei privati, in grado di incidere in profondità e di restituire a tutte le famiglie milanesi una qualità della vita migliore.

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