Cronaca locale

Ubriaco, falciò un pedone Pirata condannato a 7 anni

La pena è effetto della legge sull'omicidio stradale L'ecuadoriano era anche drogato e andava a 90 all'ora

Luca Fazzo

I vigili lo arrestarono intorno a mezzogiorno, nove ore dopo l'incidente, praticamente a colpo sicuro: Walter Basilio Vera era finito al pronto soccorso del San Raffaele, a farsi curare le lesioni ricevute nell'impatto. E quando gli chiesero di spiegare come avesse potuto investire in pieno un povero pedone, ha offerto la disarmante verità che poi ha ripetuto davanti ai giudici: «Era notte, non me lo aspettavo, ha attraversato di colpo».

La verità è che Basilio quella notte non doveva mettersi al volante, perché era ubriaco e drogato, ed è piombato a novanta all'ora, come se fosse ancora in tangenziale, in piazza Mistral: una piazzetta che sta alle spalle della stazione di Rogoredo, dove il limite orario è di trenta all'ora. Così quando il signor Gil Trazzi, un trentatreenne che se ne andava tranquillo per i fatti suoi, ha attraversato la strada, la Punto dell'ecuadoriano lo ha centrato in pieno.

È l'esempio classico delle tragedie che fino a un anno fa la legge trattava con indulgenza: criminali che si mettevano al volante in condizioni quasi di incoscienza e uccidevano il prossimo se la cavavano spesso senza finire neanche in carcere. Invece ieri Basilio Vera sperimenta sulla sua pelle la nuova legge: il giudice preliminare De Magistris lo condanna a sette anni di carcere. Uno in meno della pena che aveva chiesto per lui il pubblico ministero Marcello Musso: è caduta infatti l'imputazione di omissione di soccorso, perché il povero Trazzi era morto sul colpo, e non aveva dunque più bisogno di essere aiutato. Ma questo, si potrebbe obiettare, l'ecuadoriano ubriaco non lo poteva sapere.

È la seconda volta che la nuova legge viene applicata a Milano, e la pena emessa è assai simile, come se i giudici avessero adottato uno standard comune: lo scorso 18 ottobre era stato condannato a sette anni e mezzo di carcere Franko Della Torre, il trentatreenne che in viale Monza aveva bruciato un semaforo rosso a tutta velocità, centrando in pieno col suo Suv l'auto di Livio Chiericati, uccidendolo e fuggendo.

Nel capo di imputazione si legge che Basilio Vera doveva rispondere di omicidio stradale «per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle regole, in quanto guidava in stato di ebbrezza alcolica grave e sotto l'influsso di sostanze stupefacenti». Il tasso alcolico riscontrato in ospedale era di 2,4 milligrammi per litro, il quintuplo della soglia.

Gil Trazzi aveva alle spalle una vita non facile, da cui stava coraggiosamente riprendendosi. A favore della sua vedova, difesa in giudizio dall'avvocato Maria Grazia Bianchi, il giudice ha stabilito un risarcimento che forse, in concreto, sarà difficile portare a casa.

Nel frattempo, il colpevole resta agli arresti domiciliari in attesa dell'appello.

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