Cronaca locale

Vestaglie, tazzine e abiti Dal Vittoriale al Manzoni per svelare la vita del Vate

Vestaglie, tazzine e abiti Dal Vittoriale al Manzoni per svelare la vita del Vate

Dalla tazzina del caffé che ogni giorno con appassionata amorevole cura gli porgeva la governate-amante Amélie Mazoyer fino ai bauli che lo hanno accompagnato nelle sue imprese militari. «Gabriele D'Annunzio tra amori e battaglie» non è solo lo spettacolo che vedrà Edoardo Sylos Labini vestire i panni del Vate sul palcoscenico del teatro Manzoni dal 20 al 24 marzo. Ma è anche il titolo della mostra che sarà allestita nello stesso periodo nel foyer del teatro. Sarà come spalancare gli armadi di D'Annunzio e entrare nella sua vita privata accompagnati per mano da Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale ma anche autore di due libri su D'Annunzio: «L'amante guerriero» (la biografia che ha ispirato la pièce teatrale) e l'ultimo, appena uscito, «La mia vita carnale» in ristampa a una settimana dall'uscita basato proprio sul diario inedito della governante Amélie. Eccolo il D'Annunzio che si scoprirà in mostra prima, e nello spettacolo dopo. Quello che Guerri sintetizza nella frase del poeta, «Non chi più soffre ma chi più gode conosce» ribaltando l'idea tradizionale dell'epoca «che solo le cose seriose sono importanti per il sapere» ma lo sono anche e forse di più «il piacere non solo quello carnale ma anche quello estetico di conoscenza del bello e del nuovo», spiega Guerri. Quel D'Annunzio che Sylos Labini svela invece nella lettera scritta dal poeta poco più che ventenne ad un compagno di studi e che dà l'avvio allo spettacolo: «Sii audace, getta via da te tutti i timori, le timidezze, le esitazioni. Bisogna fare della propria vita un'opera d'arte». Cinque sezioni, oltre una cinquantina di oggetti molti dei quali usciti per la prima volta dal Vittoriale. E sette pannelli, scritti da Guerri che illustrano una vita romanzesca, provocatoria e passionale. Una vita che è stata davvero un'opera d'arte. «La mostra parte proprio dal risveglio», racconta Sylos Labini con quella tazzina che «poi in scena la governante porta al Vate». Il caffé e l'accappatoio variopinto, le spazzole, la sua toilette e gli specchi. Sarà un po' come entrare dentro il Vittoriale, la villa mausoleo a Gardone Riviera. Sarà come sbirciare nella sua vita. Ci sono i suoi vestiti, le scarpe ma anche le divise e le vestaglie che amava indossare. Una parte racconta il rapporto con Eleonora Duse, la sua musa. C'è il celebre busto che lui teneva coperto con un velo perché non sopportava il suo sguardo addosso mentre lavorava. C'è il calco della sua mano, la sua vestaglia. Alle donne della sua vita è dedicato un altro piccolo spezzone della mostra. Sono esposte le vestaglie sexi che lui stesso aveva disegnato e che faceva indossare «alle badesse di passaggio», racconta Giordano Bruno Guerri. Quelle amanti delle quali si occupava la governante. Era lei che le accoglieva, che controllava se erano pulite. Era lei che si preoccupava di vestire proprio con quelle sottovesti gradite al Vate. Ed era sempre lei che addestrava sui modi da tenere. Lei, la governate della quale invece in mostra non c'è niente «perché niente di lei è rimasto», racconta Guerri. Parla di questo l'esposizione al Manzoni di quel susseguirsi di amori e passioni, di avventure mondane e politiche, mai sottotono. Alla fine una parte racconta le sue imprese, la guerra. C'è un piccolo modellino dell'apparecchio con il quale volò su Vienna, le divise, i bauli. La mostra e lo spettacolo sono in programma solo per quattro giorni.

Ma l'idea di Edoardo Sylos Labini e Giordano Bruno Guerri è di farne un format unico da riproporre in quest'anno in cui cade l'anniversario dei 150 anni della nascita.

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