Cronaca locale

Un viaggio in nove pranzi: ecco il Natale alla lombarda

Un itinerario attraverso tre province per assaggiare piatti classici e altre prelibatezze scomparse dai menu

Un viaggio in nove pranzi: ecco il Natale alla lombarda

Un pranzo di Natale in Lombardia. Un gioco itinerante per assaggiare piatti classici e altri meno usuali sulla tavola della festa. Nove tavole, nove proposte più un vino. Pronti a partire? Via. Un piatto di pesce in un pranzo natalizio è sempre il benvenuto, tanto per cominciare con l'illusione di stare leggeri. Il ristorante Lodigiani a Carpiano, uno dei comuni più estesi del Parco Sud milanese e l'ultimo paese della Città Metropolitana, è uno dei molti locali della provincia lombarda specializzati in pesce: branzino marinato, melograno e aneto è l'inizio del nostro pranzo di Natale in Lombardia.

Alla seconda tappa, una grande tradizione dell'antipasto natalizio, e più in generale dell'antipasto italiano: il prosciutto. Però, ahinoi, sempre più difficile da trovare, in menu, come se fosse offensivo proporlo. Anche quelli che prima l'avevano, appena crescono un po', alè, lo fanno sparire. Piangiamo la scomparsa dell'insalata russa e quando la troviamo è vittima degli esegeti del cracchismo, a cubi, a fette, caramellata. Asina Luna, ristorante carnivoro ma non solo, a Peschiera Borromeo, nel menu natalizio propone un piatto di Patanegra (quello vero, con i maiali allevati allo stato brado a ghiande di quercia, cioè bellota) di 36 mesi. In Brianza per il terzo antipasto, la terrina di faraona e castagne, confettura di zucca e cipolla rossa di Tropea del ristorante Camp di Cent Pertigh di Carate Brianza, uno degli indirizzi sicuri, per gli amanti della cassoeula.

Cominciamo con i primi che sono tre e abbondanti perché la pasta, grande tradizione italiana, non può essere trattata come un antipasto, «du spaghi», di numero, ve li mangiate voi. E poi a Natale, suvvia. All'Osteria della Brughiera, nella Bergamasca sapida, un piatto di tradizione toscana, in onore delle origini della famiglia di Stefano Arrigoni, il patron: fettuccine di grano duro «Senatore Cappelli» ai tre ragù (anitra, piccione e faraona). Golosissimo. Alberto Gipponi con il suo «Dina», a Gussago, è uno dei cuochi più geniali del momento. Nel suo menu per il 25 dicembre propone gli «spaghetti di Natale». Una proposta intrigante. Gli spaghetti spiegati da Gipponi medesimo: «È una scelta dolce-salata, la pasta viene saltata con burro, datteri, frutta secca, sarde. Sotto una crema al mandarino e sopra pane dolce con le erbette. Ha il sapore di un fine pasto, ma a metà». Ingrediente finale: una punta di cannella. Molto speciale e natalizio.

Non resteremo delusi, come da una visita al «Miramonti-l'altro» dove Philippe Leveillé, liberato dall'inutile «Ristorante degli Chef» e tornato nel suo, con la famiglia Piscini, offre un menu classico, con brio, cioè con qualche tocco particolare. Sulla nostra tavola itinerante portiamo i suoi cappelletti di cappone in brodo affumicato.

Per il primo dei due secondi, scendiamo da Concesio a Palazzolo sull'Oglio. Maurizio Rossi all'Osteria della Villetta, la più antica osteria ferroviaria d'Italia che ha cominciato a servire pasti quando c'era ancora Cecco Beppe, propone un'altra strenna gastronomica, il cappone disossato ripieno biologico della fattoria Paradello di Rodengo Saiano, con polenta «del quartiere», cioè della Villetta. Sulle colline dell'Oltrepò in valle Versa. Qui la Locanda dei Beccaria, ci regala il cappello del prete brasato nel Buttafuoco con tortino di polenta e fondo al tartufo nero dell'Oltrepò.

Un panettone per finire? Troppo banale. Scegliamo la Natività di cioccolato della gelateria San Giuda di San Donato Milanese. Il gelato lo trovate sempre, ma d'inverno Alberto e Anna si concentrano sul cioccolato. Questo bassorilievo con la capannina di 300 grammi fondente (72) o latte (36) è un loro grande successo insieme con la San Giudella (la loro crema di nocciola) e i San Giudini, tartufini di cioccolato. A innaffiare il nostro Natale goloso in giro per la Lombardia non poteva mancare un ottimo vino du pays. Scegliamo un Franciacorta, senza togliere nulla agli altri, il Pas Dosè «Riserva Girolamo Bosio», dedicata al fondatore dell'azienda di Corte Franca. Pinot nero 70 per cento, Chardonnay 30. Giallo paglierino, fresco al palato. Adatto a tutto pasto, adatto per far festa, adatto a noi viaggiatori appassionati di buone cose.

Felice (e goloso) Natale a tutti voi.

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