Cronaca locale

Il vicino la massacra di botte ma ancora non si sa il perché

Resta in coma la 78enne presa a pugni e calci L'aggressore ha da tempo problemi psichiatrici

E' ancora in coma Francesca Consonni la donna di 78 anni aggredita ferocemente lunedì sera a Carate Brianza (Monza), da un vicino di casa. L'uomo, un 37enne con presunti problemi mentali, l'ha investita di numerosi calci alla testa, apparentemente senza motivo.

Ricoverata al San Gerardo, l'anziana è tenuta dai medici in coma farmacologico per poter valutare appieno le lesioni interne causate dalla furia di un conoscente che l'ha picchiata a morte. Il suo aggressore, G.C., un omone alto un metro e novanta per cento chilogrammi di peso, è ristretto in carcere a Monza, con l'accusa di tentato omicidio.

La ricostruzione effettuata dai carabinieri della compagnia di Seregno ha chiarito la dinamica della brutale aggressione avvenuta lunedì sera. Manca il movente che, apparentemente, non c'è.

G.C., infatti, era uscito a portare a passeggio il suo cane quando casualmente ha incrociato Francesca, da poco uscita da casa di un'amica alla quale era andata a fare visita perché malata. Cosa sia successo nei minuti precedenti le botte, è per ora avvolto nel più totale mistero. Cosa abbia scatenato la furia del 37enne ancora non si sa. Fatto sta che l'uomo ha investito la poveretta di pugni, calci, fino a farla cadere a terra. Poi ha infierito ulteriormente, più e più volte, prendendole a calci la testa. Alcuni residenti, udendo le urla della donna, si sono affacciati e davanti a quel pestaggio non hanno esitato a chiamare subito il 112. Quando i carabinieri sono arrivati sul posto hanno trovato la donna a terra, priva di sensi e in una pozza di sangue. Poco lontano il suo aggressore, con il cane in braccio e le scarpe ricoperte di schizzi di sangue, la fissava. Soccorsa la vittima (trasportata di corsa in ospedale), i militari lo hanno fermato. L'uomo ha ammesso di aver aggredito la donna, ma non ha saputo fornire una spiegazione al suo folle gesto. Prima di essere portato in carcere ha consegnato ai carabinieri due anelli, strappati alle dita della Consonni «sono di quella a terra» ha dichiarato. Poi nulla più. Perché le abbia preso la fede e un altro anello, perché li abbia tenuti in tasca e poi riconsegnati, è un altro mistero.

Francesca, pensionata e felicemente sposata, vive nella stessa via dove abita il suo aggressore, insieme al marito e a un figlio. Sconvolti per l'accaduto, i suoi cari hanno confermato di conoscere di vista G.C., ma di non aver mai avuto occasione di parlargli ne tanto meno di aver avuto dissidi con lui. Trentasette anni, in cura privatamente da qualche tempo presso uno psicoterapeuta, G.C. nel 2006 si era presentato dfi sua spontanea volontà in ospedale dopo un grave alterco avuto con i suoi genitori (con i quali vive tuttora), per chiedere di essere visitato. Anche in quel caso erano intervenuti i carabinieri. Tuttavia da quel momento non risultano altri ricoveri in reparti psichiatrici in centri specializzati.

Solo Francesca Consonni, quando si sveglierà, potrà raccontare la verità sull'inspiegabile pestaggio.

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