Cronaca locale

«Vorrei un sindaco rock, capace di essere libero»

Giovanni Terzi, ex assessore della giunta Moratti, ha un problema: la notte non dorme. E allora si è inventato una trasmissione, in onda il martedì su La3 a dieci minuti dalla mezzanotte, «Insomnia». Intervista personaggi noti e meno noti. Ma per ora non ha fatto un collegamento che sia uno con un politico. «Voglio gente che mi dica la verità» confessa. Tuttavia le idee sul futuro di Milano le ha. E ben chiare. «Alla città serve un sindaco rock».Terzi, quando era in politica aveva candidato Bruce Springsteen all'Ambrogino d'oro, aveva difeso i concerti rock a San Siro, aveva creato un museo del rock all'aperto in piazza Duomo. Ora anche il sindaco deve essere rock?«E soprattutto deve essere un uomo libero. Che abbia la forza di difendere Milano a prescindere dalle logiche dei partiti. Quando c'era la Moratti, ricordo una riunione in cui pensavamo di uscire dal patto di stabilità. Poi fu detto: No, a Roma c'è Tremonti, non si può. E invece si dovrebbe potere, al di là delle alleanze». Quindi lei non vede bene un sindaco con profilo prettamente politico?«No, io sono per una persona esterna, autonoma. Per questo mi piacciono molto alcuni nomi fatti per il centrodestra, come Claudio De Albertis, Alessandro Sallusti e Paolo Del Debbio. E anche la Bernardini De Pace mi piacerebbe». Lei pensa a un ritorno in politica?«No, quella roba lì l'ho già fatta, è stato molto interessante ma basta così. Però amo la mia città e sono molto attento a chi la governa. Al centrodestra serve una persona in grado di blindare l'elettorato tradizionale che, altrimenti, rischia di disperdersi in altri voti». Ma davvero nella sua trasmissione non vuole ospitare politici?«Per ora non ne ho voglia. Voglio persone che siano sincere e non che assecondino l'immagine che conviene dare di sé. Se proprio dovessi scegliere, vorrei avere un politico del passato: Berlinguer o Craxi, per capire come finì la prima repubblica. Oppure Letizia Moratti, sapendo benissimo che non mi dirà la verità». Un altro personaggio che vorrebbe ospitare?«Non c'entra niente con la politica, ma è testimonianza diretta di un'Italia che era esplosa e che non c'è più. Si tratta di Heater Parisi. Le vorrei chiedere cosa pensa ora del nostro paese». All'epoca la tv era al centro dell'intrattenimento, serale e notturno. Ora ci sono i social network.«Ed è proprio attorno alla rete che ruota la mia trasmissione. Anzi, ho scelto quella fascia oraria proprio perché mi sono reso conto che a mezzanotte c'è un sacco di gente ancora attiva su Facebook e Twitter».Quello è un orario che permette di essere più intimi, più informali. Funziona nelle interviste?«Eccome. Possiamo essere meno istituzionali e, automaticamente, più veri. Raccontiamo le storie della gente, senza scoop, scaviamo nella loro intimità».Tema della prossima puntata?«Il tema è Si illumina la città. Ci collegheremo con Saturnino dal concerto di Lorenzo Cherubini, parleremo delle sculture di luce di Marco Lodola. E ci collegheremo con Torino e le sue luci d'autore».

Riferimenti a Parigi?«Sì, la luce è sinonimo di libertà».

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