Roma

La Milo parla al «Caro Federico»

La voce squillante e cordiale di sempre. Quella vitalità innata e travolgente che le ha fatto attraversare con disinvoltura esperienze professionali quanto mai diverse: dagli esordi cinematografici nel film “Lo scapolo” di Pietrangeli alla felice stagione felliniana (ha lavorato in «8 e ½» e in «Giulietta degli spiriti»), dalle conduzioni televisive per la Rai e Mediaset al più recente approdo a teatro, fino alla coraggiosa partecipazione all’“Isola dei famosi”.
Per Sandra Milo il tempo sembra non passare mai. E c’è voluto l’affettuoso sprone di un attore/amico come Pino Strabioli per convincerla a riaprire la scatola dei ricordi e trasformarla in una pièce dedicata a Fellini, il grande maestro e amore della sua vita. «Caro Federico» si intitola questo lavoro in programma lunedì 2 agosto ai Giardini della Filarmonica in seno alla rassegna “I Solisti del teatro” che arriva a Roma dopo alcune tappe in giro per la penisola.
Ieri sera, per esempio, lo spettacolo ha debuttato a Maratea ed è proprio dalla bella località della Basilicata che la Milo ci racconta come è nata la voglia di tornare a teatro. «Nell’’82 scrissi un libro edito da Rizzoli e intitolato proprio “Caro Federico” in cui raccontavo la storia d’amore tra Fellini e un’attrice che aveva chiari riferimenti autobiografici. Anni dopo ne trassi una commedia che è rimasta nel cassetto per molto tempo. Fino a quando Strabioli (con lei in scena nel doppio ruolo dell’intervistatore e della voce di Fellini, ndr) mi ha proposto di farne una riduzione e di presentarla al pubblico in forma di spettacolo: una sorta di intervista/incontro/concerto in cui parlo di passione, amore, sentimenti, e in cui racconto l’uomo Federico».
Il lavoro, in scena in unica serata alle 21.30, è scandito infatti in due parti: un’intervista e un dialogo diretto col maestro, col geniale artista che tutti conosciamo al quale la Milo è stata sentimentalmente legata per ben diciassette anni. «Il nostro è stato un amore immenso, disperato, puro. Lo abbiamo vissuto lontano dalle complicazioni della quotidianità e quando lui mi chiese di trasformarlo in vita di coppia concreta io ho avuto paura, ho temuto di perderlo e ho interrotto la nostra relazione. Ma dentro di me quel grande amore non è mai morto. Per questo oggi, a distanza di molti anni e con lo sguardo distaccato proprio dell’età matura, sento il desiderio di raccontarlo».
Per farlo Sandrocchia ha scelto una formula semplice: due voci, un pianoforte (lo suona Gregorio Calderano) e una scia di parole per ricordare e ricordarci Flaiano, Rossellini, Mastroianni, Rota ma soprattutto lui, il suo Federico. «Non è tanto il cinema di Fellini che emerge qui quanto i suoi aspetti caratteriali. Era un uomo che viveva in funzione dell’artista, impossibile scindere le due anime, ma era anche una persona inedita, ingenua, giovane dentro».
In particolare la Milo ricorda il forte magnetismo di cui era vittima: «Federico aveva un fascino enorme. Quando mi dette il primo bacio, svenni (e non sono una facile agli svenimenti) e anche sul set sapeva incantarmi: mi trasmetteva delle indicazioni quasi telepaticamente e io mi sentivo del tutto rapita. Ovviamente c’erano anche i litigi, le incomprensioni. Ma così è il cinema. Così è la vita. E così deve essere l’amore».
Informazioni e prenotazioni: 06/32110896; www.teatro91.

com.

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