Cronache

Minacce e botte ai consiglieri: tutti i misteri della Valbisagno

Sono decine gli argomenti che negli ultimi anni hanno fatto parlare (nel bene o nel male dipende dai punti vista) del IV Municipio Valbisagno e che sono state raccontate sulle pagine del Giornale. Un ente istituzionale da sempre guidato dalla sinistra e considerato un fortino inespugnabile per qualsiasi forza politica, proprio come era considerato fino a poco tempo fa quello di Sampierdarena. Un fortino, quello di Molassana, che nonostante i «sinistri» scricchiolii degli ultimi tempi continua a resistere e rimanere, anche se non più saldamente (dopo l'ultima seduta consiliare, d'ora in avanti i consiglieri saranno divisi equamente in dodici unità, sia per la maggioranza sia per l'opposizione), in mano alla sinistra e sul quale, sempre più frequentemente, prendono fondamento voci di popolo su fatti strani che sarebbero successi all'interno di esso negli ultimi anni.
Con l'aiuto di alcuni consiglieri di destra e di sinistra, ovviamente desiderosi di rimanere anonimi ma altrettanto vogliosi di raccontare con tanto di dettagliati particolari alcuni fatti accaduti (taluni documentati), siamo andati a ritroso fino al 2004 e, in ordine di tempo, destano stupore alcuni fatti accaduti i quali, taluni per un verso e taluni per l'altro, meriterebbero una più approfondita valutazione: noi ci limitiamo a raccontare le notizie, ad altri spetterà il compito morale di riflettere ed, eventualmente, andare più a fondo alla notizia. Andiamo con ordine: vecchi consiglieri degli anni ’70 della ex circoscrizione che facevano politica senza gettoni o rimborsi, raccontano che «le lettere di minaccia o diffamazione sono sempre esistite ma poi - spiegano sorridendo - il gioco finiva li». Dal 2004 invece, pare che quei giochi di un tempo siano cambiati infatti, tutto cominciò con la doppia irruzione in pochi giorni di alcuni militanti del centro sociale Pino Pinelli all'interno del Municipio, ai quali bastò mettere a soqquadro qualche scrivania, minacciare le impiegate e promettere ritorsioni, per ottenere i finanziamenti volti a mantenere la sede di via Adamoli, diventata nel tempo un vero incubo per gli abitanti della zona. Poco dopo si passò alle lettere di minacce e diffamazione che per mesi ricevettero l'allora segretaria del Municipio e un consigliere, alle quali seguirono le classiche querele che portarono, al termine delle indagini dei carabinieri, ad identificare quale autrice di tali gesta, una consigliera di allora (rieletta e facente parte anche dell'attuale maggioranza), processata e condannata a pagare spese legali e morali alla segretaria. La segretaria venne trasferita e tutto fini nel silenzio.
Nel frattempo, nonostante il continuo via vai di anonime letterine con tanto di vignette (del tipo: quel consigliere se l'intende con quella consigliera e viceversa), rifanno capitolino le immancabili lettere di minacce e intimidazioni; offese e denigrazioni; dispetti e ripicche. Come quelli accaduti a Domenico Morabito, reo di essere riuscito ad aprire nel cuore rosso di Molassana una sezione di Alleanza Nazionale che, come regalo di Natale, ignoti penetrarono all'interno della sezione appiccando piccoli focolai a riviste e volantini e disegnando sui muri uomini impiccati e simboli anti fascisti: del fatto si occupò per qualche tempo anche la Digos.
E tra una vignetta e l'altra, ecco dopo pochi mesi un altro fattaccio: mentre alcuni nomadi, ai quali il Municipio aveva affidato, nell'ambito del progetto integrazione, il compito di eseguire piccoli restauri all'interno e all'esterno dello stesso, un giorno sparì la costosa borsa di una impiegata con all'interno soldi, chiavi, carte di credito e molti importanti documenti: il risultato fu che tutto venne messo a tacere e gli «operai qualificati», in attesa di integrarli in altro modo, vennero rispediti nelle baracche. Alle amministrative 2007 Franco Cremona, candidato Ulivo venne eletto con una valanga di voti e destò tanta invidia: ottenne un successo che nessuno prese mai in Valbisagno. Destò sensazione che ad esso non venne affidata nessuna poltrona, considerato quindi alla stregua di chi, eletto consigliere in maggioranza come lui, di voti ne prese solamente 14.
Ai tempi, nonostante Cremona dichiarò con molta signorilità di avere lasciato l'incarico a un amico che glielo chiese per favore, in molti pensarono (e sperarono) che il consigliere, sentendosi «trombato», potesse raggiungere una sorta di accordo trasversale col centro destra. Per un certo periodo, alcune discussioni durante le prime sedute consiliari, sembravano confermare queste sensazioni. «Dubbi fugati comunque - dicono i malpensanti - qualche settimana dopo, quando Franco Cremona, al termine di alcuni lavori presso il Municipio, mentre tornava a casa fu vittima di una vile imboscata nei pressi dello stesso da parte di un gruppo di energumeni che, con tanto di spranghe e bastoni, ridussero il poveretto in fin di vita». Per ovvi motivi, i 40 giorni di prognosi non permisero più a Cremona di partecipare attivamente ai lavori e l'attuale riabilitazione che sta effettuando (a distanza di 2 anni) gli permette di partecipare ai lavori quando può.
Non ci fu nemmeno il tempo di stupirsi di quella vile aggressione che, dopo le classiche espressioni di solidarietà al consigliere mandato all'ospedale, a farne le spese venne il momento anche per Vittorio Carpi e Giuseppe Russo, eletti nel centro sinistra e quasi subito, entrambi in disaccordo con la propria coalizione, passati al gruppo misto e di fatto al centro destra. Da quel momento i due dissidenti cominciarono ad essere minacciati e offesi fino a quando, dalle parole si è passati ai fatti quattro giorni dopo il voto che i due hanno dato al centro destra per cercare di far cadere la giunta di Giannelli.
Al gioco non sono sfuggiti nemmeno Salvatore Salomone, eletto con An e passato alla Lega Nord e Fersidio Censi, capogruppo leghista, presi di mira dai soliti «guastatori mascherati» per aver votato, lo scorso dicembre, il bilancio presentato dalla maggioranza e fatti oggetto di vignette offensive e volantini che li accusavano di essere vigliaccamente, la stampella della sinistra. Anche in questo caso fu sporta denuncia. Un altro incartamento che è andato ad appilarsi ai centinaia che la caserma dei carabinieri di Molassana custodisce.


Minacce con due diversi mittenti o stesso cuore e stessa mente? Dubbi che alimentano la fiamma di astio e ambiguità che continuano.

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