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Minacce di morte a Schifani: rafforzata la scorta

Le minacce, riconducibili ad ambienti mafiosi, sono state recapitate per posta due giorni fa a Palazzo Madama. La solidarietà "bipartisan". Intanto il pentito Spatuzza, usato contro Dell'Utri e Berlusconi (retroscena del Giornale) lo chiama in causa: "Incontrava Graviano". La replica: "Lo denuncio"

Minacce di morte a Schifani: rafforzata la scorta

Palermo - Una lettera anonima, contenente minacce di morte nei confronti di Renato Schifani e dei suoi familiari, apparentemente riconducibili ad ambienti mafiosi, è stata recapitata per posta due giorni fa a Palazzo Madama. Il presidente del Senato ha subito presentato denuncia alle forze dell’ordine. La lettera ha la data "Reggio Emilia, 21 novembre 2009" e il timbro postale "Bologna cmp" con la stessa data. Nella lettera, ricca di particolari sulle abitudini e sui movimenti del presidente del Senato, si sostiene che Schifani sarebbe "nell’occhio dei picciotti"; si afferma che durante "un incontro a Reggio Emilia" ci sarebbe stata una non meglio precisata "telefonata", e si lancia un avvertimento: "Stia attento perché è in pericolo la sua vita e quella dei suoi familiari". La lettera così conclude: "I cosiddetti perdenti sono per la resa dei conti". Sono state rafforzate le misure di sicurezza a garanzia del presidente del Senato, soprattutto in Sicilia.

Solidarietà dal Pdl "Esprimo all’amico e presidente del Senato - dichiara il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti -  tutta la mia vicinanza e tutta la mia solidarietà umana per le minacce subite oggi che si aggiungono alle vili accuse rivolte contro di lui da un cosiddetto pentito. Sono convinto che niente e nessuno potrà frenare comunque l’impegno del presidente Schifani a favore delle istituzioni e del Paese". In una nota congiunta il presidente e il vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, si stringono attorno al politico minacciato: "È nota a tutti l’onestà morale e l’impegno nella lotta antimafia del presidente Schifani e le minacce di oggi ne sono la conferma. Ormai dovrebbe essere chiaro che, dopo le infamanti accuse del presunto pentito Spatuzza e la lettera minatoria di questa mattina, siamo di fronte ad un avvelenamento del clima politico e ad un attacco ai vertici istituzionali del Paese". Il ministro Stefania Prestigiacomo sottolinea che "l'imbarbarimento del clima politico-giudiziario ha superato i livelli di guardia e rende palese il tentativo di destabilizzare le istituzioni".

E quella di Lega, Pd e Udc Rosi Mauro, vicepresidente leghista di palazzo Madama, sottolinea che "dalle farneticazioni di Spatuzza alla lettera di minacce sono passate poche ore, giusto il tempo di ribadire che l’impegno antimafia di Schifani è da sempre una costante della sua attività politica. Non ci si deve piegare, né indietreggiare davanti alle minacce e agli attacchi mafiosi". Il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti, ha telefonato a Schifani, per esprimere la sua solidarietà personale e umana. "Improvvide e incontrollate diffusioni su stampa e tv di pezzi di dichiarazioni, maliziosamente estrapolate -ha aggiunto Chiti- meritano una stigmatizzazione severa. I polveroni e la confusione danneggiano non solo le singole persone ma le istituzioni della democrazia". " "Di fronte a queste gravi minacce - afferma in una nota il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D’Alia - abbiamo tutti il dovere di tenere alta l’attenzione nella lotta ad ogni tipo di fenomeno criminale".

Il pentito Spatuzza Proseguono gli schizzi di fango sulle figure istituzionali. Il pentito Spatuzza chiama in causa anche il presidente del Senato. Le sue accuse suscitano polemiche e reazioni. Schifani parla di calunnie e fa sapere che denuncerà chi "infanga la mia dignità professionale, politica e umana". Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, difende "l'integrità di Schifani che è sotto gli occhi di tutti". Dal fronte opposto, invece, il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, chiede chiarimenti sulla vicenda.

La soffiata Ed eccola, la vicenda, così come la ricostruisce il mafioso pentito. In un'informativa della Dia, depositata al processo d'appello contro il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, Spatuzza ricorda un episodio che risalirebbe ai primissimi anni '90 e sostiene di avere visto l'attuale presidente del Senato incontrare il boss di Cosa Nostra, Filippo Graviano. La storia si riferirebbe al periodo in cui Schifani esercitava la professione di avvocato civilista e amministrativista e Graviano non era ancora latitante. Schifani assisteva civilmente Giuseppe Cosenza, indiziato per mafia e poi sottoposto al sequestro e alla confisca dei beni e alla sorveglianza speciale per tre anni. Nella propria informativa del 26 ottobre scorso, la Dia di Firenze ricostruisce che gli incontri si sarebbero svolti nella sede della Valtras, azienda appartenente a Cosenza. "Ho cercato nella mia memoria - dice Spatuzza - di collocare i rapporti di Graviano Filippo su Milano. In proposito preciso che Filippo Graviano utilizzava talvolta l'azienda Valtras, dove lavoravo, come luogo di incontri. Accanto a questa c'era un capannone di cucine componibili di Pippo Cosenza, dove pure si svolgevano incontri, dove ricordo avere visto più volte la persona che poi mi è stata indicata essere l'avvocato del Cosenza". Ossia, Schifani. "La cosa - prosegue il pentito - mi fu confermata dal Graviano Filippo a Tolmezzo, allorquando, commentando questi incontri, Filippo mi diceva che l'avvocato del Cosenza, che anch'io avevo visto a colloquio con lui, era in effetti l'attuale presidente del Senato Renato Schifani. Preciso che anch'io, avendo in seguito visto Schifani su giornali ed in televisione, l'ho riconosciuto".

Schifani smentisce "Non ho mai avuto rapporti con Filippo Graviano e non l'ho mai assistito professionalmente" è la dura replica di Schifani, che annuncia: "Denuncerò in sede giudiziaria, con determinazione e fermezza, chiunque, come il signor Spatuzza, intende infangare la mia dignità professionale, politica e umana, con calunnie e insinuazioni inaccettabili. Sono indignato e addolorato. Ho sempre fatto della lotta alla mafia e della difesa della legalità i valori fondanti della mia vita e della mia professione. I valori di un uomo onesto". Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, parla di "un'ulteriore tappa del cammino turpe dell'uso politico dei pentiti". "Siamo davanti al corrispettivo di un'operazione militare - gli fa eco il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto -. Un pentito a orologeria, versione italiana dei kamikaze, viene istruito e utilizzato inventando circostanze a molti anni di distanza secondo un piano studiato a tavolino".

Di Pietro chiede chiarimenti Di diverso avviso il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, secondo il quale "di fronte a una ricostruzione circostanziata e meticolosa fatta da un pentito di mafia, la seconda carica dello Stato, direttamente chiamato in causa, deve spiegare nel merito se conosce o ha avuto incontri con il boss Graviano. In assenza di spiegazioni convincenti si creerebbe un gravissimo corto circuito istituzionale che imporrebbe le dimissioni di Schifani".

Solidarietà da Cossiga "Piena solidarietà politica ed umana, come amico, senatore ed ex presidente del Senato" è stata espressa dal presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, al presidente del Senato, Renato Schifani.


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