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Il ministro Frattini sulla sorte dei rifugiati eritrei "Stiamo mediando, c'è disponibilità dalla Libia"

Il Consiglio d’Europa chiede al governo italiano di fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei chiusi in un centro nel deserto libico. Risposta di Frattini e Maroni. Il ministro degli Esteri: "La Libia ha già dato segnali di disponibilità" per fare piena chiarezza sulla vicenda

Il ministro Frattini sulla sorte dei rifugiati eritrei 
"Stiamo mediando, c'è disponibilità dalla Libia"

Strasburgo - Il commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, ha chiesto aiuto al governo italiano per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei detenuti in Libia. Con due lettere inviate lo scorso 2 luglio al ministro degli Esteri, Franco Frattini, e al ministro degli Interni, Roberto Maroni - il cui testo è stato reso noto solo oggi - Hammarberg ha chiesto al governo italiano di "collaborare al fine di chiarire con urgenza la situazione con il governo libico".

Le accuse Secondo i rapporti ricevuti da Hammarberg prima del trasferimento degli eritrei da un campo di detenzione all’altro "il gruppo sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti da parte della polizia libica, e molte delle persone detenute sarebbero rimaste gravemente ferite". Sempre in base ai rapporti ricevuti - scrive il Commissario nella lettera a Frattini e Maroni - tra i migranti, che rischierebbero ora l’espulsione verso l’Eritrea o il Sudan, vi sarebbero anche dei richiedenti asilo, e il gruppo includerebbe anche persone che sono state ricondotte in Libia dopo essere state intercettate in mare mentre cercavano di raggiungere l’Italia. "Data la recente decisione delle autorità libiche di porre fine alle attività dell’Unhcr nel Paese, è divenuto estremamente difficile avere conferme sull’accuratezza di questi rapporti", scrive il commissario che, vista la "serietà delle accuse", domanda all’Italia di collaborare al fine di "chiarire con urgenza la situazione con il governo libico". 

La risposta di Frattini e Maroni "In queste ore è in corso una delicata mediazione sotto la nostra egida, mediazione che stiamo finalizzando, per poter arrivare all’identificazione dei cittadini eritrei" e "poter loro offrire un’occupazione, nella stessa Libia, contro il rischio e la paura del rimpatrio". Lo scrivono i ministri Frattini e Maroni in una lettera inviata al quotidiano il Foglio.

"Niente pubblicità" "Abbiamo scelto una strada diversa da quella della pubblicità - spiegano i ministri - perché siamo convinti che non ci aiuterebbe. Sappiamo bene che è una lotta contro il tempo". La mediazione italiana è "in corso in queste ore", spiegano ancora Frattini e Maroni, e vede "in prima fila le Ong italiane". L’obiettivo è quello di identificare i rifugiati eritrei "i quali, è bene saperlo - sottolineano - timorosi di farsi identificare rendono impossibile la definizione del loro status" e offrirgli poi un’occupazione in Libia". "L’Italia - proseguono i ministri- non si è mai sottratta ad un’attività di sensibilizzazione delle autorità libiche, verso le quali noi abbiamo scelto, nello spirito di una sincera amicizia, di condurre un’azione discreta e positiva anche in nome e per conto dell’Europa: come due distinte, ben note ed importanti vicende legate alla soluzione della crisi Libia-Svizzera hanno recentemente saputo dimostrare". Ma "il destino e la sorte di questi cittadini eritrei non può essere risolto dalla sola nostra e pur privilegiata relazione bilaterale". Frattini ha annunciato da Mosca che "la Libia ha già dato segnali di importante disponibilità" per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei. 

Frattini: passi avanti importanti "Non escludo che sia permesso ad un rappresentante diplomatico italiano di accompagnare le autorità libiche e di visitare il campo dove questi eritrei sono custoditi".

Lo ha detto il capo della diplomazia italiana, Franco Frattini, rispondendo ad una domanda a margine del Consiglio di cooperazione economica, a Mosca.  

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