Cultura e Spettacoli

Il mistero del nazismo a caccia dell'immortalità

Un giallo moderno sui gerarchi sopravvissuti alla seconda guerra mondiale grazie a un elisir d'immortalità e alla ricerca dell'antidoto che annulla gli effetti della pozione magica. Un thriller di spionaggio sul filo della fantascienza scritto dall'autore della «Variante di Lüneburg»

Alle origini del nazismo. E dell'alchimia. Alle origini della chimica. Quella che serve per creare l'oro dal nulla. Dal volgare metallo. Alle origini della cristianità. E alla lancia di Longino, il centurione che trafisse Gesù crocifisso. E alla punta di quell'arma che, si dice, donasse l'immortalità. Alle origini della crudeltà. Quella nazista. Quella che non si cura di lasciare alle proprie spalle una scia di morti inspiegabili pur di estrarre dal cervello delle vittime una sostanza necessaria per creare l'elisir di immortalità. Una pozione che frena l'invecchiamento. Lo blocca alle soglie della terza età. Lo congela intorno ai sessant'anni quando se ne ha oltre cento. È l'oro degli immortali. Invincibile. Eccezion fatta per un amuleto. Un medaglione. Un gioiello prezioso e unico. Introvabile. Frutto della mano eccelsa di Benvenuto Cellini, secondo quanto narra la tradizione. È l'antidoto. Quello che può neutralizzare i magici effetti dell'elisir dell'immortalità. E i gerarchi superstiti lo cercano. Per evitare che l'esercito del Bene trasformi l'immortalità del Male in qualcosa di irreparabilmente mortale. E destinato alla fine.
È questo l'asse su cui si svolge «L'oro degli immortali» (Morganti editore, pp. 404, euro 19.50) l'ultima fatica di Paolo Maurensig, sicuramente lontanissimo dalle vette della «Variante di Lüneburg» e «Canone inverso», ma ugualmente attratto dal filone del giallo spionistico, ambientato stavolta in un contesto storico preciso. Sul filo del mistero, con un pizzico di spionaggio in una cornice contemporanea e attuale, il romanzo fa perdurare il nazismo fino ai nostri giorni con sopravvissuti sopravviventi a caccia del medaglione che neutralizza gli effetti dell'elisir. È l'eterna lotta tra il Bene e il Male. È il braccio di ferro fra due entità. Due spiriti. La tensione del combattimento infinito per la conquista dell'anima. Delle anime. Angeli e demoni. Lucifero. L'angelo che diventa il padrone delle tenebre e del fuoco. L'abisso del peccato. E del Male. Casa di chi ha commesso il Male. E ha voluto il Male. Anatomia di una società che ricorda nel nazismo l'emblema dell'assoluto in chiave negativa.
«L'oro degli immortali» si annuncia come un romanzo capostipite. Nei desideri dell'autore - e forse dell'editore - sembra di percepire l'intenzione di dare un seguito al progetto. E di continuare la saga con altre puntate, di cui forse solo il successo commerciale potrebbe dare il via libera. Per il momento quello che abbiamo sott'occhio è un intreccio lineare, degno di una tradizione che si ispira a Wilbur Smith e John Grisham. Garanzia di vendite. Ma la qualità è altra cosa.

Quella è rimasta alla «Variante di Lüneburg».

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