Cultura e Spettacoli

Il mito di Fred Buscaglione rivive in una serie di libri

Vita, canzoni, intuizioni e foto di un'icona degli anni '50

Cinquant'anni fa, il 3 febbraio 1960, moriva a Roma per un incidente stradale Fred Buscaglione, vera e propria icona artistica degli anni Cinquanta: a ridosso di questo anniversario, due libri fanno rivivere il mito dell'artista torinese che con la sua voce, la sua mimica, le invenzioni jazzistiche e le storie da cinema evocate dalle sue canzoni, ha impresso una svolta nella musica leggera italiana. E si prepara una fiction tv che lo farà conoscere alle nuove generazioni. Il ruolo del protagonista dovrebbe essere affidato a Filippo Timi. «Anticipato in parte da personaggi come Alberto Rabagliati e Natalino Otto, Buscaglione ha creato, nel breve periodo del suo grande successo, un immaginario così moderno da reggere all'usura del tempo - dice Giancarlo Susanna, critico musicale e voce storica di Stereonotte che ha scritto «Nientepopodimeno che...Fred Buscaglione!», pubblicato da Arcana nella Collana Songbook Big - Difficile pensare alle canzoni di Paolo Conte o di Vinicio Capossela senza il passaggio geniale di Fred Buscaglione e del suo compagno d'avventure preferito, il «parolierè Leo Chiosso» (morto il 26 novembre 2006, ndr). Per Susanna, «ripercorrere la vicenda umana e artistica di Buscaglione e riesaminare le caratteristiche della sua lettura del jazz e del rock'n'roll in chiave tutta italiana, vuol dire riscoprire una piccolo tesoro folle e travolgente inventiva. «Non sapete chi sono?» canta Buscaglione in Whisky facile, «sono Freddy dal whisky facile/son criticabile ma son fatto cosi». Con la semplicità di un uomo sopra le righe ma non troppo, onesto, leale, appassionato e sorprendente. Un artista nato e non studiato». Nel libro Giancarlo Susanna, passa in rassegna la sua vita, i testi delle canzoni, ma offre anche una galleria di foto dell'artista, tutti scatti in bianco e nero contraddistinti dall'immancabile bicchiere in mano, dalla sigaretta e dal mitico baffetto. E un altro ritratto di Fred Buscaglione è offerto da Maurizio Ternavasio, giornalista del quotidiano La Stampa. S'intitola «Il Grande Fred» (edizioni Lindau) e ha una prefazione di Gianpaolo Ormezzano, acuto giornalista sportivo. «Noi di Torino sembriamo scemi, invece abbiamo uno che canta lo swing - scrive Ormezzano -; sembriamo provinciali, mentre abbiamo uno che è stato in America quando neanche sapevate che esistesse; sembriamo andare piano, invece ci schiantiamo all'alba su una Thunderbird rosa. Roma la possediamo di notte con le nostre auto, sembriamo niente, sembriamo provinciali invece abbiamo avuto un Buscaglione«. In uno dei passaggi del libro, l'autore ricostruisce l'incidente stradale in cui l'artista torinese perse la vita, un tragico destino che lo accomuna a Rino Gaetano, morto 21 anni dopo, sempre a Roma, ma sulla via Nomentana. Aveva 31 anni mentre Buscaglione era alle soglie dei 40. «Le strade della capitale in quella maledetta alba di metà inverno erano pressochè deserte - scrive Ternavasio -. D'altronde alle sei e venti di un mercoledì qualsiasi i più sono ancora a letto o, al massimo, si stanno pigramente preparando per la giornata che va a cominciare. A quell'ora invece Fred, il grande Fred, stava apprestandosi ad andare a dormire dopo una delle tante notti che non arrivavano mai alla fine. Ma, si sa, qualche volta all'alba giungono a termine le storie d'amore e spesso svaniscono i miti.

Non per nulla Buscaglione si era ispirato proprio alle primissime ore della mattina per una strofa di «Cielo dei bars», una delle sue ultime, struggenti melodie: «Ci vediamo al fondo di un bicchiere / fino a quando l'alba in cielo tornerà / e nell'alba disperata / sarà triste rincasare / per attendere la notte / e poterti ritrovare / al fondo di un bicchiere / nel cielo dei bars».

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