Politica

Le mode dall'estero dello "sballo" da alcol

Alcol più sostanze stupefacenti uguale sballo assicurato. È il nuovo modo di consumare alcol tra i giovani, che usano i drink per enfatizzare gli effetti delle sostanze stupefacenti e le stesse sostanze, soprattutto la cocaina, per riprendersi dai postumi dell'ubriacatura, il giorno dopo lo sballo. Ma non è l'unico nuovo fenomeno di consumo, c'è anche il «botellon», il cui richiamo solitamente viaggia su Facebook, in emulazione delle serate della movida spagnola, dove ci si ritrova in strada, a decine e centinaia, con il bicchiere pronto per cocktail artigianali a basso costo, fatti di vino di scarsa qualità e superalcolici. Questi nuovi modi di bere si aggiungono al già noto «binge drinking», (cioè bere sei bevande alcoliche in una volta sola), sbarcato qualche anno fa in Italia dal Nord Europa.
In occasione dell'Alchol Prevention Day, l'Istituto Superiore di Sanità e l'Istat hanno tracciato il quadro del consumo di alcol in Italia, indicando giovani e anziani come categorie più a rischio, all'interno di un quadro nazionale di consumo al di sopra della media mondiale, con 10,7 litri procapite annui e in cui si registrano 4 milioni di italiani che almeno una volta all'anno si sono ubriacati. Stando ai dati, oltre un milione di ragazzi tra gli 11 e i 24 anni adotta comportamenti di consumo a rischio, compreso il binge drinking, con picchi di incidenza anche tre volte superiori per i maschi e rileva un incremento dei ricoveri per intossicazione alcolica per gli under 14, passato dal 13,8% del 2008, al 17,7% del 2009 (più 28%). Nel caso degli over 65, secondo l'Iss, in Italia ci sono 3 milioni di persone con modalità di consumo a rischio. Sono soprattutto maschi (48,1% contro il 13,1% delle donne) che, tra le bevande prediligono il vino, consumato quotidianamente.
Giovani e anziani sono anche i segmenti che destano le maggiori preoccupazioni quando si parla rischi legati alla guida. A livello nazionale, uno su 10 non disdegna di mettersi alla guida dopo aver bevuto ma rispetto al numero di decessi a causa di incidenti, i dati mostrano che è uguale al di sotto dei 24 anni e sopra i 65.

«Non avrebbe senso diminuire a zero l'alcolemia alla guida per i giovani sino ai 21 anni - sottolinea Emanuele Scafato, dell'Iss - senza diminuire a zero l'alcolemia per gli ultra 65enni, visto che la fisiologia degli anziani, in termini di metabolismo dell'alcol è sovrapponibile a quella degli adolescenti, con una capacità di metabolizzazione di un solo bicchiere al giorno».

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