A Modena fino al 29 giugno la rassegna

A Modena fino al 29 giugno la rassegna

Che si tratti di architettura o di paesaggio la fotografia di Axel Hütte è caratterizzata dalla pressoché totale assenza di figure umane. «Vedere un uomo o un animale rende immediatamente possibile comprendere la scala degli oggetti e le loro proporzioni - spiega l'artista - io invece voglio che lo spettatore sia perso nello spazio e nel tempo senza avere nessun punto di riferimento o elemento narrativo a disposizione. Sono interessato al senso d'illusione, a come le cose si modificano attraverso la combinazione tra ciò che è visibile e ciò che non lo è. Per questo spesso ritraggo la nebbia, perché crea immaginazione».
Ed è proprio l'immaginazione ad essere al centro della mostra «Fantasmi e Realtà» che fino al 29 giugno porta il lavoro di questo celebre fotografo tedesco al Foro Boario di Modena. Insieme ad alcuni tra gli scatti più significativi sul tema del paesaggio, l'esposizione presenta una ricerca inedita realizzata tra le montagne dell'Appennino emiliano commissionata dalla Fondazione Fotografia di Modena. Nel suo indagare la natura Hütte si è spinto in luoghi remoti tra foreste amazzoniche, montagne impervie, ghiacciai e grotte, alla ricerca di una realtà ferma, dilatata quasi immobile. Il suo è un approccio da studioso, aspetta e medita lo scatto in totale ascolto di ciò che lo circonda. «Hütte ti riconcilia con la fotografia e con i suoi tempi fisiologici - dice Filippo Maggia - curatore della mostra. Il suo non è un saper cogliere il momento bressoniano, ma un saper aspettare il momento. Effettua tantissimi sopralluoghi per capire quando trovare le condizioni ideali per fotografare, studia con attenzione il luogo e la sua storia e non lascia nulla all'improvvisazione». «Per me ritrarre la natura - continua Hütte - è un modo per incontrare l'inaspettato. In una concezione molto vicina a quella della cultura giapponese, la natura è il vuoto. Io cerco di mostrare questo vuoto e lascio allo spettatore e alla sua immaginazione la possibilità di colmarlo. Ancora oggi le persone considerano la fotografia come una testimonianza, una prova di verità e di esistenza. Ma da diverso tempo ormai le possibilità tecnologiche hanno totalmente infranto questo suo originario valore. Ecco perché amo fare fotografie che possono produrre allucinazioni visive dove la realtà è solo una parte e l'immaginazione quella più consistente». Hütte parla anche di irritazione della percezione. Nella serie Water Reflections, il lavoro sicuramente più pittorico di questo artista, visioni capovolte di riflessi catturati in specchi d'acqua diventano opere astratte. Irritare significa spiazzare e nello stesso tempo stimolare. «La prima volta che si guardano questi scatti si può pensare che siano in qualche modo tecnicamente manipolati, ma non lo sono assolutamente. Non si capisce cosa si sta guardando, l'immagine richiede una decodificazione, per questo parlo di irritazione e ancora una volta di sforzo immaginativo». Dal 5 giugno la mostra continua con un secondo capitolo dedicato all'architettura. Nella sede di piazza San Marco della Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia è stata appena presentata, in occasione della XIV Biennale di Architettura, una nuova serie fotografica che ritrae proprio la celebre città lagunare. Racconta di una Venezia rinascimentale, lontana dalle immagini consumate dal grande turismo. «In realtà non sono in grado di parlare di questi scatti - dice ridendo l'artista - In fase di stampa ho fatto degli esperimenti i cui risultati davvero non saprei spiegare a parole a chi non avesse visto prima le immagini dal vivo».

Armatevi allora d'immaginazione, la caccia ai fantasmi di Axel Hütte rimane ufficialmente aperta fino al 5 ottobre.

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