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Moggi:«Tutto finirà quando diranno che non ho fatto niente»

L'ex dg della Juve si difende nella trasmissione di Simona Ventura. «Il mio non era un sistema Juve, ma un modus vivendi di chi vuole far l'interesse della società». Parla al figlio di Facchetti: «Giusto che difenda il padre, ma non ho detto che Giacinto ha commesso un reato»

Luciano Moggi ha già pronta la sentenza che cancella buoni e cattivi: «Tutto finirà quando diranno che Moggi non ha fatto niente». Un po' semplicistico ma efficace. Idea maturata nel corso del tempo ed esplicitata a Simona Ventura nel corso di «Ventura football club», programma radiofonico condotto dalla Simo nazionale. «Qui non ci sono colpevoli, qui c'è il lavoro di gente che cercava di fare l'interesse della società. Non era il sistema Juventus, era un modus vivendi». Secondo l'ex dg bianconero «è mancata la società, non ci hanno difeso». «La sentenza è stata fatta sul sentimento popolare, che poi è indirizzato dai media». Sulla questione legata alla schede svizzere, tutto semplificato: «Non è reato possedere una scheda svizzera».
Moggi ha parlato anche di Facchetti. In trasmissione è intervenuto pure Gianfelice, il figlio. E l'ex dg ha detto di apprezzarne la verve polemica. «Giusto che un figlio difenda un padre. Dicono che Facchetti è morto e non se ne può parlare: no, bisogna parlarne! Però non ho detto che Facchetti ha fatto un reato. Allora faceva comodo a qualcuno dire: questi sono i cattivi e cattivi in verità non ce ne sono». Secondo Moggi «Giraudo ha fatto un errore a chiedere il rito abbreviato: ma era in Inghilterra, aveva fretta e con la fretta non si risolvono i problemi. Sono il primo a dire sia di Facchetti sia altri dirigenti che hanno fatto cose fuori posto, ma pure che Moggi e Giraudo non hanno fatto cose fuori posto. La verità è stabilire che non era un sistema di Moggi, e Giraudo».
«La mia uscita era e resta una provocazione». Ha detto Gianfelice Facchetti chiarendo il senso del recente invito rivolto all'Inter per la restituzione dello scudetto del 2006. «Io per come sono, un pochino impulsivo, rispondo», ha detto Gianfelice. «Non ho le strategie di comunicazione di una società». Facchetti, commentando il processo penale sullo scandalo Calciopoli, si è rimesso agli esiti del lavoro dei magistrati: «Sarà il tribunale di Napoli a stabilire cos'è successo.

Questo è un processo differente».

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