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Monchiero, un piccolo grande Barolo

I l territorio del Barolo è uno scrigno di uomini e di storie. Una di queste è quella di Vittorio Monchiero, che oggi conduce con commovente amore l'azienda vitivinicola che la sua famiglia fondò nel 1954. Le sue vigne si estendono per dodici ettari per lo più nei comuni di Castiglione Falletto e di La Morra, ma anche nella frazione Scapparoni del comune di Alba e a Treiso. Una frammentazione che consente una produzione ricca e varia, anche se con numeri sempre poco al di sopra dell'idea di nicchia.

Vittorio cura personalmente i vigneti e le operazioni in cantina. Pur essendo ancora abbastanza giovane, ricorda ancora l'epoca in cui l'enologia significava osservare un vigneto e comprenderlo e anche ora che approfitta delle più moderne tecnologie conserva il talento per l'ascolto della sua terra e delle sue uve. Per questo utilizza i metodi dell'agricoltura integrata, che gli consentono di ridurre al minimo l'utilizzo di trattamenti contro insetti e parassiti, evita del tutto l'utilizzo dei diserbanti, fa una vendemmia manuale e familiare, segue ogni vino come fosse un figlio.

Ecco, i vini. In un appuntamento milanese Vittorio ci ha fatto assaggiare il bianco Langhe Arneis 2017, elegante e fruttato; il Barbera d'Alba superiore doc 2016, dal naso di frutti rossi e viola e dal sapore guizzante; il Langhe Nebbiolo doc 2016, di grande e piacevole bevibilità; e due dei quattro Barolo docg aziendali, il «cru» Montanello 2014, di grande eleganza, con spezie in evidenza e una silhouette davvero sottile; e il Rocche di Castiglione 2012, magnificamente balsamico e liquiriziato, con tannini davvero soffici.

In carta anche un Brut metodo classico da uve Pinot e Chardonnay; il Nebbiolo d'Alba doc; e gli altri due Barolo, quello «aziendale» e il «cru» Roere Santa Maria.

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