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17enne transgender suicida, lettera d’addio contro i genitori: “Vi prego, cambiate la società”

Il ragazzo dell'Ohio ha annunciato la sua morte su Tumblr attaccando la madre e il padre che non lo hanno mai accettato: si è gettato in una strada trafficata

17enne transgender suicida, lettera d’addio contro i genitori: “Vi prego, cambiate la società”

“Vaff…, non potete controllare così la vita delle persone”. È l’ultimo messaggio ai propri genitori di Leelah Alcorn, il 17enne transgender dell’Ohio che si è ucciso facendosi investire la mattina di domenica 28 dicembre.

Il suo nome di battesimo, da sempre ripudiato, era Josh. Nato in un corpo maschile, si sentiva femmina da quando aveva 4 anni, ma non è mai stato accettato dalla sua famiglia, che gli ha impedito il percorso per cambiare sesso. Poco prima di togliersi la vita, Leelah ha voluto lasciare un messaggio straziante per amici e genitori sul proprio profilo Tumbrl. L’adolescente incolpa madre e padre, molto religiosi, in una lettera testamento.

“A 14 anni ho saputo cosa volesse dire essere transgender e piansi dalla felicità. Dopo 10 anni di confusione capì finalmente chi fossi. Ne parlai subito con mia madre, ma lei reagì molto male, dicendomi che era una fase, che non sarei mai stata una ragazza, che Dio non fa errori, che mi sbagliavo. Se state leggendo queste righe, voi genitori, per favore non parlate in questo modo ai vostri figli. Anche se siete cristiani o siete contro le persone transgender, non dite mai queste cose a qualcuno, soprattutto ai vostri ragazzi. Questo non farà altro che spingerli a odiare se stessi. È esattamente quello che è successo a me” si legge.

Leelah racconta dunque il trattamento ricevuto in casa: “Mia madre ha iniziato a portarmi dagli psicologi, ma unicamente cristiani (che sono molto prevenuti), e così non ho mai potuto ottenere una terapia che potesse guarirmi dalla depressione. Ho incontrato solamente persone molto religiose che mi ripetevano quanto fossi egoista e quanto mi sbagliassi e che avrei dovuto chiedere aiuto a Dio”. E ancora: “A 16 mi sono reso conto che i miei non mi avrebbero mai accettato e che dunque avrei dovuto aspettare i 18 per iniziare la terapia di transizione. Questa presa di coscienza mi ha spezzato il cuore. Più aspetti, più è difficile cambiare sesso. Mi sentito senza speranza, pensavo che sarei rimasta maschio per tutta la mia vita”.

Arrivano le punizioni: “Mi hanno fatto lasciare la scuola, mi hanno tolto computer e telefono, l’uso dei social e mi hanno isolata dai miei amici. È stato il momento peggiore e più deprimente della mia vita; no so come ho fatto a non suicidarmi allora. Sono stata completamente da sola per 5 mesi. Senza amici, senza aiuto e senza amore. Avevo soltanto la delusione dei miei genitori e la crudeltà della solitudine”.

In fondo alla lettera – che Leelah firma barrando il nome Josh in segno di ultimo rifiuto – l’appello a cambiare la società: “Riposerà in pace soltanto se un giorno le persone transgender non verranno trattate come sono stata trattata io, ma se verranno trattate come esseri umani, con sentimenti e diritti veri. Il sesso deve essere insegnate nelle scuole, il prima possibile. La mia morte deve avere un significato. La mia morte deve essere sommata al numero dei suicidi di transgender di quest’anno. Voglio che qualcuno mentre guardi quel numero dica 'è davvero pazzesco' e faccia qualcosa per cambiare. Cambiate la società. Vi prego”.

Tuttavia, in una intervista alla Cnn, la mamma della vittima rimane ferma nelle sue posizioni: "La condizione di transgender è contraria ai nostri principi religiosi, gli dicevamo che comunque lo amavamo moltissimo. Gli volevamo bene a prescindere. Amavo mio figlio.

Era un ragazzo buono e gentile".

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