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Le 355 navi da guerra di Trump economicamente non sostenibili

"Le 355 navi di Trump richiederebbero 102 miliardi di dollari l’anno in soli costi operativi. Per costruirle sarebbero necessari 18 anni"

Le 355 navi da guerra di Trump economicamente non sostenibili

La flotta di 355 navi promessa dal Presidente Donald Trump richiederebbe quasi venti anni e costerebbe più di cento miliardi di dollari l'anno. E’ quanto si legge nel rapporto del Congressional Budget Office (CBO) pubblicato poche ore fa.

“Sarebbe molto più complicato e costoso di quanto sembri”.

Le 355 navi di Trump

Il Presidente Donald Trump ha fatto suo il documento della US Navy denominato Force Structure Assessment, per la costruzione di una flotta di 355 unità, la più grande dalla fine della guerra fredda. Tale proposta, ritenuta ideale fino allo scorso gennaio, era superiore ai programmi di riarmo pubblicizzati da Trump durante la sua campagna elettorale. Quel numero è adesso diventato un obiettivo presidenziale. La US Navy propone di costruire il 14% delle unità in più rispetto a quanto stimato nel precedente obiettivo FSA del 2014 fissato a 308 navi. L’incremento è di quasi il 30% rispetto alla dimensione attuale della flotta che oggi si basa su 275 vettori. Tale piano di riarmo comporterebbe una spesa ulteriore stimata variabile di 4/5,5 miliardi di dollari l’anno per i prossimi trent’anni nel budget di costruzione della Marina attualmente fissato a 12,3 miliardi di dollari. Tale investimento aggirerebbe i dispositivi di legge per il controllo sul bilancio. Il Force Structure Assessment, oggi diventato un pilastro della Casa Bianca, era un documento ideale, scevro da qualsiasi controllo finanziario, ma rappresentava la posizione dei militari. Le 355 navi dell’FSA, erano da intendere come un numero ideale per un investimento fiscalmente impegnativo. Il Force Structure Assessment, ad esempio, non teneva conto di svariate voci, come i costi necessari per mantenere operativa la flotta di 355 unità, che potrebbe essere addirittura superiore ai costi di acquisizione. Era un numero espresso con autorità e fondato sul collettivo giudizio professionale della flotta, ma rappresentava un termine di riferimento ideale per le discussioni sui prossimi bilanci. Oggi è diventato il simbolo della Casa Bianca.

Il numero ideale per la Marina, senza alcun tipo di riferimento economico, sarebbe di 653 navi così da soddisfare tutte le esigenze globali con il minimo rischio. Per contrastare la Marina sovietica, l'amministrazione Reagan pubblicizzò una forza di 600 navi in grado di assicurare “ragionevoli probabilità di successo nella maggior parte delle contingenze”. Le unità americane schierabili durante la guerra fredda erano circa 500.

Nel piano di previsione, la US Navy richiede ulteriori 18 sottomarini d'attacco, portando il numero da 48 a 66 (aumento del 38%), e sedici unità di superficie tra cacciatorpediniere ed incrociatori. I vettori di difesa ed attacco missilistico passerebbero da 88 a 104 per un aumento pari al 18%. Il Corpo dei Marine otterrebbe dodici navi (quattro quelle d’assalto anfibio) per sostenere i rischieramenti nel globo. La US Navy, ripristina il vecchio obiettivo delle 52 Littoral Combat Ships (il Segretario alla Difesa uscente Ash Carter aveva bloccato l’acquisizione a 40 navi). Nessuna variazione proposta, infine, per la nuova flotta strategica Columbia, basata su dodici sottomarini.

La stima del Congressional Budget Office

La Marina Militare degli Stati Uniti potrebbe raggiungere il suo obiettivo di 355 navi entro il 2035, ma per stabilizzare tale numero nel tempo dovrebbe acquistare 329 navi in ​​30 anni. L' Ufficio di Bilancio del Congresso, infatti, rileva che la maggior parte delle navi attualmente in servizio, saranno ritirate entro il 2035. Tra il 2018 ed il 2048, ad esempio, la Marina statunitense dovrebbe acquistare dieci portaerei classe Gerald R. Ford in sostituzione della flotta Nimitz. Nell'ultimo decennio, il rateo di acquisizione annuale della US Navy è stato mediamente di 8/10 unità. Se venisse approvato il piano per le 355 unità, l’acquisizione annuale passerebbe inizialmente a 12 e poi a 15 navi. Negli ultimi sette anni, sono stati siglati contratti per 86 navi da combattimento.

Rispetto al Force Structure Assessment, il Congressional Budget Office stima anche i costi operativi totali. Una flotta di 355 navi costerebbe 102 miliardi di dollari l’anno, comprese manutenzione e personale. Il CBO, punto di riferimento del Congresso nel processo di redazione del bilancio federale, stima che la nuova flotta avrà bisogno di ulteriori 19.000 marinai in servizio attivo. Attualmente, il personale in divisa è di 324 mila unità.

Cinque presidenti, cinque punti di vista

I 18 anni necessari per costruire una flotta operativa di 355 navi pongono alcuni problemi. L’intero programma è potenzialmente spalmato su cinque diverse amministrazioni. Ogni Presidente potrebbe avere (quasi certamente la avrà) una priorità diversa: ciò esporrà il piano di riarmo navale alla natura ciclica dell'economia. Per definizione, la potenza di combattimento costituisce il denominatore comune tra guerra e strategia marittima tempo di pace. La ragionevole possibilità di successo in battaglia, infatti, dovrebbe essere calibrata contro quei nemici che l’amministrazione Trump dovrà localizzare e sperare di valutare nel modo corretto. Sulla stima della forza nemica, quindi, si plasma la letalità della propria forza. Il tutto, infine, contestualizzato in uno scenario moderno asimmetrico. Priorità, ambizioni, analisi: sono concetti altamente variabili in tempi di pace. Gli stessi nemici identificati dall’amministrazione Trump, potrebbero non essere considerati tali dai futuri presidenti. Potrebbero sorgerne anche di nuovi.

Le risorse, quindi, dovranno tenere conto delle dimensioni geografiche e della assegnazione strategica della flotta.

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