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Accordo sul nucleare: "L’Iran avrà tutto il tempo di cancellare ogni traccia prima delle ispezioni"

Dall'ex vice direttore generale della Aiea i dubbi sull'accordo sul nucleare

Accordo sul nucleare: "L’Iran avrà tutto il tempo di cancellare ogni traccia prima delle ispezioni"

Uno dei motivi, di non poco conto, che hanno allungato le trattative tra l’Iran e Stati Uniti, riguarda la possibilità o meno degli ispettori internazionali di potere verificare in qualunque momento lo stato di proliferazione nucleare a cui il paese lavora. All’inizio dell’anno il Segretario all’Energia USA Ernest Moniz aveva parlato della “possibilità degli ispettori di accedere in qualsiasi momento alle centrali nucleari iraniane”; in quei giorni gli aveva fatto eco la Guardia Rivoluzionaria, rispondendo che l’Iran non avrebbe mai permesso a ispettori internazionali di accedere alle basi militari del paese. Entrambe le parti hanno però fin da subito capito che un compromesso era necessario per portare a termine le trattative.

Rispetto a questo tema il Congresso americano è in fermento, anche perché molto preso si troverà a dover votare l’accordo e quindi scegliere se approvarlo o respingerlo. Anche tra i democratici iniziano ad emergere perplessità rispetto ai dettagli dell’intesa, soprattuto quelli che ruotano attorno alla possibilità di effettuare controlli o meno. A potere accedere per i prossimi 25 anni alle basi militari iraniane, sarà l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. La notizia, sulle prime, ha rallegrato i fans della non proliferazione nucleare, ma a leggere meglio i dettagli, che come al solito vengono nascosti sotto il tappeto, c’è poco da festeggiare. Infatti se è vero che gli ispettori potranno effettuare controlli sullo stato di sviluppo nucleare delle basi, l’Iran potrebbe sfruttare i ritardi del processo di risoluzione delle controversie, che se sollevate di volta in volta, permetterebbero al paese di prendere fino a 24 giorni di tempo prima dell’accesso degli uomini della AIEA. Vediamo la questione nei dettagli, partendo dalle parole di Oli Heionen, ex vice direttore generale della AIEA, che ha commentato piuttosto freddo l’accordo. Heionen, infatti, ha fatto notare che l’intesa sarebbe “disturbata” dai negoziati che di volta in volta sono necessari prima che le ispezioni possano concretamente avere luogo. Infatti secondo le disposizioni contenute nell’intesa, i controlli non devono mai superare un numero che possa in qualche modo interferire le attività di sicurezza militare, o nazionali non nucleari dell'Iran. L'AIEA dovrà ogni volta, per ottenere l'accesso, fornire all'Iran una spiegazione contenente i motivi per cui si chiede l’accesso, fornendo all'Iran "informazioni utili” rispetto ai dettagli del controllo.

L’Iran avrà a sua volta la possibilità di rispondere all’AIEA, fornendo le “prove” che nulla di illegale stia avvenendo all’interno dei siti. Ma se entro due settimane dell’Iran non consegna all’agenzia una adeguata risposta circa le proprie attività nucleari, allora questa potrebbe finalmente chiedere formalmente l’accesso alle basi. A questo punto però si potrebbe aprire una seconda fase ovvero quella della risoluzione delle controversie. Una commissione congiunta, composta dai principali poteri mondiali, ovvero Gran Bretagna, Cina, Iran, Francia, Germania, Russia, Stati Uniti e Unione Europea, metterà ai voti se forzare l’accesso o meno. Nel caso in cui la commissione, con una maggioranza semplice votasse favorevolmente all’accesso, l’Iran avrebbe ancora ulteriori tre giorni prima delle ispezioni vere e proprie. Sempre secondo Haionen, che oggi insegna ad Harvard, “l’Iran prima di ogni controllo avrebbe tempo a sufficienza per eliminare le tracce di ogni attività illegale”.

Nonostante tutto Obama è certo della bontà dell’accordo, ed è già pronto a porre il veto al Congresso, obbligando i repubblicani a ricomporre una maggioranza dei due terzi per ottenere un risultato positivo.

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