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Le ambizioni del Kurdistan e quelle accuse di pulizia etnica

L'avanzata dei curdi continua, ma dagli arabi siriani arrivano accuse pesanti

Le ambizioni del Kurdistan e quelle accuse di pulizia etnica

Le recenti vittorie delle forze militari curde nel nord della Siria, sono soltanto le ultime di una lunga serie. In poco tempo l’idea di un Kurdistan Unito potrebbe non essere più una mera illusione. Da quando lo Stato Islamico ha iniziato la sua lunga campagna di conquista in Siria e in Iraq, le uniche forze scese in campo, almeno sin all’inizio, sono state quelle del governo curdo. Strategia? Nazionalismo? Non c’è dubbio che l’arrivo del califfato abbia potuto e tutt’ora possa in qualche modo favorire le ambizioni del più grande gruppo etnico senza una nazione riconosciuta: i curdi nel mondo, infatti, oscillano tra i quaranta e i cinquanta milioni.

La recente conquista della città di Tel Abyad da parte delle forze militari curde, apre nuovi scenari che fino ad oggi non erano prospettabili così a breve termine. La città, fino qualche settimana fa in mano ai terroristi, rappresentava un ostacolo all’unione, quantomeno territoriale, del Kurdistan siriano a quello iracheno. Ad oggi il nord dei due paesi è in mano alle forze militari curde. Tutto questo accada ovviamente non senza polemiche: molti sono gli arabi presenti nella regione a denunciare presunti soprusi da parte dei combattenti dell’YPG. Tra i molti a lanciare l’allarme sono stati gli amministratori del sito internet "Raqqa is Being Slaughtered Silently", che da circa un anno denuncia i crimini dell’Isis da dentro Raqqa, capitale dello Stato Islamico in Siria, esponendosi a rischi molto elevati. Di recente però hanno più volte puntato il dito contro le forze curde, le quali secondo gli attivisti, starebbero forzando decine di famiglie arabe a lasciare le proprie case: una sorta di arabizzazione in versione curda.

Un grana in più per Washington. Gli unici veri alleati sul campo contro lo Stato Islamico, potrebbero presto essere accusati di “pulizia etnica”. Obama si troverà presto a dover dare una risposta alle richieste territoriali del governo curdo iracheno e allora le tensioni con la popolazione araba potrebbero dare vita a nuove tensioni nella regione.

In altre parole la sconfitta dell’Isis non porterebbe ad una stabilizzazione del paese in tempi rapidi, ma al contrario potrebbe innescare nuovi focolai di violenza tra le diverse etnie presenti, curdi e arabi in testa.

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