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Arabia Saudita, arresti di massa per un finto matrimonio gay

Un gruppo di giovani inscena un matrimonio omesessuale nella città santa di La Mecca e il video della cerimonia diventa virale. L'ira delle autorità saudite si è abbattuta su tutti i partecipanti, ora finiti in carcere. Il sistema penale di Riad, in questi casi, prevede anche la pena di morte

Arabia Saudita, arresti di massa per un finto matrimonio gay

In un Paese come l'Arabia Saudita, dove diventa notizia anche il fatto che una donna possa guidare l'auto o entrare in uno stadio per assistere a un evento sportivo, non deve sorprendere che l'omosessualità sia considerata ancora una questione di interesse nazionale e sia vista come un problema per il governo. Se poi l'omosessualità viene manifestata in maniera pubblica e per di più nel luogo più sacro dell'Islam, a La Mecca, la questione diventa di assoluta importanza, tanto da far scattare l'azione della giustizia.

Ed è questo ciò che è avvenuto venerdì scorso a La Mecca, dove la polizia saudita aveva ricevuto la segnalazione di qualcosa di sospetto da parte di un cittadino che aveva ricevuto l'invito a partecipare a una presunto matrimonio gay. La cerimonia ha avuto poi effettivamente luogo. Cerimonia finta, in cui sì, era inscenato un matrimonio fra uomini, ma chiaramente non aveva alcun valore dal momento che non esiste alcuna legge che riconosca, ancora prima di permettere, l'omosessualità in Arabia Saudita. Il tutto era stato poi filmato (nel video si mostra una coppia di uomini, uno vestito da donna, sotto un ombrello, mentre reggono un mazzo di fiori) e il contenuto del video era stato inserito in internet diventando immediatamente virale. Un video che non ha fatto altro che scatenare l'ira di Casa Saud, che si è abbattuta immediatamente su tutti gli uomini particpanti alla cerimonia, arrestando tutti i partecipanti, per lo più ragazzi, che era stato possibile identificare dopo la visione delle immagini. Per molti si è trattato di una finta cerimonia inscenata per protestare contro la negazione dei diritti delle persone omosessuali in Arabia Saudita. Per altri, la maggior parte, si è trattato di un'offesa gratuita alla sacralità del luogo. E questa linea di pensiero è certamente stata quella delle autorità saudite.

"La persona vestita da donna è stata identificata ed arrestata assieme a tutti gli altri partecipanti che sono stati rinviati a giudizio in attesa di completare le procedure legali nei loro confronti". Queste le parole del portavoce della polizia della città araba come riportate dal sito Dagospia, che cita il portale arabo sabq.org. Ora si attende il processo e l'azione della giustizia saudita. Giustizia che, va ricordato, non possiede grandi formalità giuridiche e che, in particolare per quanto riguarda l'omosessualità, rischia anche di prevedere la pena capitale. Non c'è da stupirsi: due anni fa, il portale Middle East Eye pubblicò un'infografica in cui si mettevano a confronto il sistema penale dello Stato islamico e quello dell'Arabia Saudita e si evinceva come i due sistemi fossero assolutamente sovrapponibili in alcuni punti. E l'omosessualità non è certamente un'eccezione alla regole, dal momento che, come riporta la Bbc, l'Arabia Saudita "non ha leggi scritte sull'orientamento sessuale o l'identità di genere e i giudici usano i principi della legge islamica per sanzionare le persone sospettate di relazioni sessuali extraconiugali, sesso omosessuale o altri atti 'immorali'". Rischia molto anche l'autore del video, poiché la legge contro la criminalità informatica in vigore nel Paese arabo considera un reato anche qualsiasi attività online che si riflette su "ordine pubblico, valori religiosi, morale pubblica e privacy". Una legislazione feroce che però non sembra essere particolarmente sentita dal mondo occidentale, sempre pronto a difendere i valori dell'uguaglianza in ogni parte del mondo.

Evidentemente gli interessi economici, in questo caso, superano di gran lunga i valori etici.

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