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Da Brigitte a Melania (aspettando Kate) Essere prime donne è un gioco di potere

Tra ambizione e costrizioni, tre modi diversi di vivere le responsabilità della vita pubblica

Da Brigitte a Melania (aspettando Kate) Essere prime donne è un gioco di potere

«Si è presenti, senza esserci, pur essendoci». Alla fine ci voleva una ex insegnante di lettere come Brigitte Macron per sintetizzare al meglio il significato e i limiti del ruolo di first lady. La confessione-analisi della première dame di Francia è arrivata nel bel mezzo della sua tre-giorni alla corte dei Trump, una visita di Stato da cui il marito Emmanuel è uscito trionfante e lei sempre all'altezza del suo ruolo, nonostante la titanica impresa di trovarsi al fianco di una ex modella, la first lady Melania. I compiti più ardui, ammette lady Macron, alla fine sono due: dover tacere ed essere perennemente sotto i riflettori. «Io parlo facilmente - dice - e ora ogni volta si ha l'impressione che ogni parola sia una parola di troppo». Quanto alla sovraesposizione: «Ovunque siate, c'è sempre qualcuno pronto a scattarvi una foto. Non ci sono momenti in cui si può stare totalmente tranquilli».
Lo sa bene Melania Trump, le cui intemperie familiari con il leader della Casa Bianca sono state commentate e derise urbi et orbi dopo che lei si è rifiutata più volte di stringere la mano al presidente mentre le telecamere erano lì a immortalare e sviscerare al rallenty tutto il suo disappunto, probabilmente legato alle notizie dei flirt extraconiugali del marito. Ogni minimo gesto scrutato in diretta e in mondovisione. Come è successo nelle ultime ore in occasione della nascita dell'ultimo rampollo reale di Gran Bretagna, il terzogenito di Kate e William, presentato agli occhi curiosi del pianeta appena sette ore dopo la nascita. Il popolo lo chiedeva, i regnanti hanno risposto e la duchessa è stata ligia al dovere, fuori dal letto di ospedale, truccata e impeccabile subito dopo aver partorito, ma attirando a sé le critiche delle mamme di mezzo mondo, additata per un'uscita troppo immediata e per quella perfezione degna di una privilegiata più che di una donna normale.
D'altra parte, la vita da primadonna è così: grandi occasioni, privilegi e frequentazioni, certo, ma anche di un lato oscuro, con la propria privacy sacrificata sull'altare dell'attenzione mediatica e la propria immagine in pasto a qualsiasi squalo pronto a sbranarla. Lo sanno le tre donne più fotografate, commentate e ricercate del momento. Prime donne anche se non necessariamente first ladies, come nel caso della duchessa Kate. Donne vocate al ruolo di «mogli di...» e, in barba alla nuova ondata femminista, capaci di stare nell'ombra anche quando stanno sotto i riflettori. Tutte e tre così perfettamente addentro al personaggio pubblico che incarnano, tutte e tre così diverse per storie, età, personalità e provenienza.
Brigitte Macron, 65 anni, sposa dal 2007 di Emmanuel, lo studente che la corteggiò fino alla sfinimento nonostante i suoi 25 anni di meno, oggi dice con grande understament: «Non mi sento première dame, nella mia testa sono la moglie di Emmanuel Macron, non del presidente». Ma a renderle giustizia è lui: «Brigitte è più che una consigliera. È una donna libera, responsabile, il volto della modernità, di ciò che le donne portano nella nostra società». Chapeau. È la conferma, se ce ne fosse bisogno, che la première dame non è una bella statuina da esibire ai fotografi. Ruolo che invece rischia di essere quello che il presidente Donald Trump ha pensato di riservare a Melania. E che lei, 48 anni contro i 71 del presidente, slovena di nascita, sembra ora incarnare e rigettare al tempo stesso. Arrivata negli Stati Uniti per posare su un set fotografico, Lady Trump è passata dai riflettori del mondo della moda a quelli più spietati della politica, anche se di puro contorno. Probabilmente frustrata dal ruolo di donna da esposizione, Melania, poco a poco, sta emergendo come donna indomita. Nessuna dichiarazione forte, ligia al protocollo, eppure quella stretta di mano rifiutata ha svelato che dietro le apparenze non c'è necessariamente una signora remissiva. La visita di Stato dei Macron le ha ridato lustro e i funerali di Barbara Bush senza il marito un pizzico di autonomia.
Infine Kate. Coetanea di William (lei 36 anni, lui 35), la duchessa non denigra la tradizione marchio di fabbrica dei reali. Ma a palazzo ha portato freschezza e un po' di normalità, complice il passato da commoner. Della maternità ha detto: «Ho avuto paura di sbagliare e mi sono sentita sola. È giusto anche parlare di stress e tensioni. Chiedere aiuto non è segno di debolezza».

In fondo, un messaggio politico il suo, di sostegno alle donne.

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