Mondo

C’era una volta Churchill-Stalin: strette di mano che fanno storia

Da Yalta agli incontri fra Mao e Nixon, Reagan e Gorbaciov e Rabin e Arafat: se un gesto cambia il mondo

Winston Churchill e Iosif Stalin nel 1945
Winston Churchill e Iosif Stalin nel 1945

Dicono che ce ne siano almeno sei: quella dominante, per l`uomo che non deve chiedere mai; quella a schiaccianoci che ti stringe rapida le dita e scappa via; quella clericale, molle, sfuggente, sinistra. Ognuno di noi, hanno calcolato, stringe la mano di un altro almeno 15.000 volte nella vita. Meglio se non la trova sudata, o peggio, profumata. La stretta di mano, giura chi l`ha studiata, dice chi siamo, è una spia delle nostre debolezze, la forza della presa rivela persino il nostro stato di salute. Se un medico ti stringe la mano, certifica la scienza, potrebbe dirti di che morte potresti morire. Di certo il gesto è costato la vita al premier israeliano Rabin: quando sul prato della Casa Bianca, era il 1993, strinse la mano di Arafat davanti alle braccia aperte di Clinton firmò senza saperlo la sua condanna a morte. Sembrava l`inizio della pace invece era la fine.

Stringersi la mano è il saluto a mani nude dei guerrieri, l`abbassare la guardia per venirsi incontro. Due mani che si cercano, diceva Andre Breton, sono l`essenza di tutto il domani. Ognuno ha il suo modo di salutare: la Regina Elisabetta, come ordina l`etichetta, non si toglie mai i guanti; George W. Bush si spruzzava di disinfettante tutte le volte che incrociava una mano altra; Reagan, come il «gesuita» Fidel con Papa Wojtyla, usava come un cowboy la destra e la sinistra. Trump se può evita. Starace vietò la stretta di mano e rese obbligatorio il saluto romano. Diceva che non era igiene.

L`ultima stretta di mano famosa, prima di Kim e Moon, è stata quella di Panama tra Obama e Raul Castro, l`America che chiude i conti con Cuba, almeno fino al presidente successivo. C`è sempre un americano nell`iconografia delle mani che si stringono per cambiare il mondo: il sorriso sfacciato di Nixon e quello appena accennato di Mao, anno di grazia 1972, figlio della politica del ping pong. Oppure Kennedy, Vienna 1961, giovane e bellissimo, e Krusciov con la sua aria da contadino ucraino, la nuova frontiera che si incrocia con la trincea di Stalingrado: ne esce un accordo che congela le armi nucleari, senza scongelare la guerra fredda che solo Reagan e Gorbaciov, novembre 1985, consegneranno per sempre alla Storia. O forse no. A Yalta invece le mani che si stringevano erano tre: Churchill, Stalin e Roosevelt. Dopo il mondo non sarebbe stato più come prima. La stretta di mano parla, dice a volte il contrario dello sguardo che prende le distanze.

Quella tra il giapponese Abe e il cinese Xi Jinping, sembra l`abbraccio tra due crisantemi. Quella tra Sarkozy e Gheddafi, è il despota che si consegna al suo assassino. La stretta di mano di un francese, si diceva una volta, è la sua parola. La Storia è Vittorio Emanuele e Garibaldi a Teano, Molotov e Ribbentrop a Mosca, il comunismo che si allea al nazismo, ma si guarda diffidente, il generale nordista Parker che saluta la resa del sudista Lee con «adesso, generale, siamo tutti americani».

Un nuovo mondo sembrava a portata di mano.

Commenti