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Casa Bianca, partita a scacchi: ecco le battaglie decisive Stato per Stato

Usa 2016, per vincere bisogna portare a casa il maggior numero di "grandi elettori". Una sfida che si gioca come una grande scacchiera in cui anche solo una casella può essere decisiva. Vediamo cosa dicono gli ultimi sondaggi

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Per sedersi alla Casa Bianca al posto di Obama non è necessario prendere più voti. Quello che serve è conquistare il maggior numero di "grandi elettori" (in tutto sono 538), che vengono attribuiti Stato per Stato. L'obiettivo è arrivare a quota 270. Ciò che dicono i sondaggi a livello nazionale è interessante per capire la tendenza (l'umore degli elettori), ma poco significativo in previsione del risultato dell'8 novembre. Assai più importanti sono i sondaggi che si concentrano sulle singole battaglie negli Stati.

Secondo l’ultima rilevazione Wall Street Journal/Nbc Hillary Clinton è in vantaggio di quattro punti (45% contro il 41% di Trump) in North Carolina, ed è invece sotto di un punto in Ohio (il candidato repubblicano è al 42%, lei al 41%). Il campione di elettori è stato intervistato da lunedì, il giorno dopo il dibattito (e tre giorni dopo le nuove rivelazioni sulle uscite sessiste di Trump). All’ex first lady basterebbe vincere in entrambi gli stati per assicurarsi la Casa Bianca. Ohio e North Carolina, infatti, sono considerati due "swing state", stati privi di un chiaro carattere politico (a differenza per esempio dello Stato di New York o della California, storicamente democratici), e dunque una vittoria in questi casi può essere decisiva per il risultato finale.

Trump è indietro in diversi Stati. La Virginia sembra ormai persa: secondo la media dei sondaggi (RealClearPolitics) è al 37,8% contro il 44,5% di Hillary. Lo stesso in Pennsylvania, dove Hillary è al 47,7% e Trump è al 39%. In Florida l'ex segretaria di stato è avanti con il 44,5%, contro il 37,8% del tycoon. Vediamo, in ordine sparso, altre battaglie campali (il primo dato fa riferimento alla Clinton): Minnesota (44,5%-37,8%), New Hampshire (44%-39,3%), North Carolina (45%-42,1%), Iowa (38%-41,7%), Nevada (43,2%-41,8%), Wisconsin (44,5%-37,8%), Michigan (44%-33,3%), Colorado (44,3%-37%), Maine (42%-37,3%), Arizona (41%-42%).

Considerato il divario in cui si trova per poter raggiungere i 270 grandi elettori necessari Trump dovrebbe vincere non solo i due tradizionali Stati in bilico (North Carolina e Ohio), ma anche Florida e Pennsylvania. C'è anche un’incognita, rappresentata dal candidato indipendente, il libertarian Gary Johnson, che in entrambi gli stati dovrebbe portare a casa il voto del 9% circa di elettori, per la maggior parte giovani (in Ohio ha dalla sua il 25% dell’elettorato under 30, e del 24% in North Carolina). Un paio di domande sorgono spontanee? A chi "ruberà" più voti Johnson? Quanti saranno i repubblicani che non sopportano Trump e che, anziché spianare la strada a Hillary, vireranno su un candidato di bandiera? Un altro indipendente, Evan McMullin, potrebbe imporsi invece nello Utah. Una cosa è certa: da qui all'8 novembre Trump dovrà risalire la china e puntellare l'Ohio. Se dovesse perdere anche lì non avrebbe alcuna chance per la Casa Bianca.

Gli ultimi dati a livello nazionale

Fox News (Clinton 49%, Trump 41%); Los Angeles Times (Clinton 44%, Trump 44%); Nbc/Wall Street (Clinton 50%, Trump 40%); Reuters/Ipsos (Clinton 44%, Trump 37%); Economist/Yougov (Clinton 48%, Trump 43%); Atlantic (Clinton 49%, Trump 38%); Quinnipac (Clinton 50%, Trump 44%); Nbc/Sm (Clinton 51%, Trump 44%). Rasmussen (Clinton 41%, Trump 43%).

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