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Caso Bengasi, quelle mail che la Clinton aveva provato a nascondere

Spuntano 60 nuove mail sulla Libia che il consulente Sidney Blumenthal aveva inviato all'ex segretario di Stato

Caso Bengasi, quelle mail che la Clinton aveva provato a nascondere

In America si torna a parlare dell'attacco di Bengasi (l'assalto al consolato Usa della città libica che costò la vita all'ambasciatore Cristopher Stevens) e della versione fornita da Hillary Clinton, all'epoca segretario di Stato. A poche ore dall’attesa deposizione a porte chiuse di Sidney Blumenthal, vecchio amico della famiglia Clinton nonché consulente (informale) di Hillary sulla Libia, la commissione d’inchiesta sui fatti di Bengasi ha ottenuto 60 nuove mail da lui inviate alla Clinton. E si scopre che queste email, che Blumenthal ha consegnato rispondendo ad un’ingiunzione, non erano contenute nei file delle comunicazioni della Clinton relative a Bengasi che il dipartimento di Stato ha consegnato le scorse settimane alla commissione. La domanda sorge spontanea: Hillary ha nascosto qualcosa? Ovviamente i repubblicani non si fanno scappare l'occasione di provare a mettere in difficoltà la Clinton, sollevando il dubbio che lei e il dipartimento di Stato stiano cercando di mantenere qualcosa di segreto riguardo alla vicenda. I repubblicani puntano molto sulla deposizione di Blumenthal, finito nel loro mirino dopo la pubblicazione delle 300 mail relative all’attacco del settembre 2012 consegnate dal dipartimento di Stato. Almeno 25 di queste mail, infatti, contengono rapporti sulla situazione in Libia che l’allora segretario di Stato ricevette proprio da Blumenthal, che aveva contatti e interessi con il governo transitorio della Libia.

Nelle ultime settimane il sito Politico.com ha ricordato che la Clinton avrebbe voluto Blumenthal - già suo consigliere durante la campagna elettorale per le primarie - con lei al dipartimento di Stato, ma i consiglieri di Obama avevano stoppato la nomina perché non si fidavano dell’ex consigliere del presidente Clinton. E così dal 2009 Blumenthal ha cominciato a lavorare per la Fondazione della famiglia Clinton, con uno stipendio da 10mila dollari al mese. Ed ora lavora come consulente di due gruppi indipendenti, guidati sempre da clintoniani di ferro, per la campagna elettorale del 2016. Evidentemente non si fidavano di lui neanche alcuni funzionari del dipartimento di Stato, a cui Hillary girava i suoi memo. Anche se alcune volte, come ha scritto The Hill, Clinton non indicava Blumenthal come la fonte delle analisi. In uno scambio tra il consigliere di Clinton Jake Sullivan e l’ambasciatore Stevens, Blumenthal veniva indicato come "Hcf", vale a dire "amico di Hillary Clinton".

Dopo che la vicenda è venuta alla luce Hillary ha minimizzato l’influenza che Blumenthal e le sue analisi potevano avere sulla politica seguita in Libia, dicendo che si tratta solo di un "vecchio amico" che le ha "mandato delle mail non richieste, alcune delle quali ho inoltrato" in quello che l’ex segretario di Stato definisce un innocuo "scambio di idee".

Il fatto di non averne parlato prima, però, desta più di un sospetto.

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