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Il caso del nuovo palazzo Ue costruito da "immigrati clandestini"

A denunciare la presenza di immigrati irregolari nel cantiere del palazzo è stato un operaio che ha partecipato alla costruzione dello Space Egg

Il caso del nuovo palazzo Ue costruito da "immigrati clandestini"

Il nuovo palazzo Ue a Bruxelles sarebbe stato costruito grazie a immigrati clandestini, secondo quanto afferma la stampa belga.

Il quotidiano De Standaard, citato da The Guardian, ha infatti condotto un’inchiesta sulle imprese che hanno preso parte alla costruzione della nuova sede del Consiglio europeo, ossia dell’edificio denominato Space Egg, inaugurato nel 2016 e costato oltre 300 milioni di euro.

La recente inchiesta giornalistica ha evidenziato che le ditte belghe vincitrici del bando di gara per la realizzazione del palazzo, ossia Interbuild e Jan De Nu, avrebbero a loro volta subappaltato i lavori ad altre imprese, tra cui la Group Diamond Services.

Quest’ultima avrebbe partecipato alla costruzione dello Space Egg impiegando appunto lavoratori stranieri irregolari e “senza paga”. Tali violazioni di legge compiute allora dalla ditta subappaltatrice belga, oggi fallita, sarebbero state anche oggetto di indagini da parte della magistratura, conclusesi però lo scorso ottobre con un’archiviazione.

Il lavoro degli inquirenti federali sarebbe stato, tuttavia, estremamente lacunoso. Il quotidiano fiammingo, riferisce sempre il Guardian, ha infatti denunciato che l’autorità giudiziaria avrebbe tralasciato importanti documenti e testimonianze, come quella dell’operaio bulgaro Beyhan Dzhelilov, impiegato proprio nel cantiere dello Space Egg.

È stato lui a raccontare ai cronisti di De Standaard, spiega la testata inglese, che la manodopera della Group Diamond Services era costituita da “molti immigrati senza regolare permesso di soggiorno in Belgio, pagati in nero e non coperti da assicurazione contro gli infortuni sul lavoro”.

Le dichiarazioni di Dzhelilov sulle irregolarità che hanno contraddistinto la realizzazione della nuova sede del Consiglio europeo hanno subito indotto le istituzioni Ue a negare qualsiasi loro responsabilità nella vicenda. Un alto funzionario dello stesso Consiglio ha appunto ribadito ai cronisti del Guardian che l’obbligo di vigilare sui cantieri dello Space Egg e sul rispetto, da parte di appaltatori e subappaltatori, dei diritti dei lavoratori spettava in primo luogo allo Stato belga.

Le autorità Ue, ha proseguito il funzionario, non sarebbero state mai avvertite dall’esecutivo federale di alcuna violazione di legge riscontrata durante la costruzione del palazzo. Egli ha quindi ribadito la trasparenza di tutte le procedure di appalto gestite dagli organi dell’Unione.

Alla denuncia della stampa belga hanno risposto anche le ditte vincitrici del bando di gara per l’edificazione dello Space Egg.

Interbuild e Jan De Nu, interpellate sempre dal quotidiano britannico, hanno infatti rigettato la tesi secondo cui l’edifico sarebbe stato messo su grazie anche al contributo di immigrati clandestini, precisando che, durante i lavori per la costruzione della struttura, sarebbero stati applicati controlli molto rigidi nei riguardi del personale impiegato all’epoca, nonché sulla condotta delle imprese subappaltatrici.

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