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Caso Regeni, scontro sulle indagini. "Dal Cairo delle piste improbabili"

La Farnesina accusa gli egiziani: "Basta verità di comodo. I colpevoli siano puniti"

Caso Regeni, scontro sulle indagini. "Dal Cairo delle piste improbabili"

Le indagini vanno avanti e sul caso di Giulio Regeni c'è ancora molto da chiarire. L'Italia vuole dagli alleati egiziani la verità su un omicidio e sulle torture inflitte al dottorando di Cambridge. E non si acconterà "di una verità di comodo".

È questo il punto di vista del governo, che ribadisce da tempo, senza che tuttavia finora il lavoro degli inquirenti abbia portato a una pista concreta o a una piena collaborazione da parte delle autorità egiziane, che questa mattina sono tornate a parlare, sostenendo che l'omicidio potrebbe essere legato a "una vendetta personale".

Una tesi, quella sulla morte di Giulio, che è tutta da provare ed è stata accolta con grande freddezza a Roma. Se infatti il ministro dell'Interno egiziano sembra puntare su questa ipotesi, la Farnesina mostra scetticismo e il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ribadisce di chiedere "la verità e la punizione dei colpevoli".

"Quelle evocate oggi dal Cairo", aggiunge Gentiloni, sono solo "piste improbabili" e "verità di comodo".

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