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La Catalogna aspetta il 27 settembre e sogna l'indipendenza

Una storia, che affonda le sue radici nel lontano 1714, riaffiora oggi sulla spinta di un lirismo libertario

La Catalogna aspetta il 27 settembre e sogna l'indipendenza

C'è una storia che affonda le sue radici nel lontano 1714, ma che oggi riaffiora sulla spinta di un lirismo libertario, quanto mai concreto e corale. L'11 settembre di 300 anni fa, la città di Barcellona, difesa dai partigiani catalani della milizia della Coronela, cadeva sotto il governo borbonico, dopo quattordici mesi d'assedio da parte delle truppe franco spagnole. Fine della lingua catalana, delle istituzioni locali e omologazione con il resto della Castiglia. Poi, la repressione nei confronti della rivendicazioni e dell'identità del popolo catalano è proseguita nei secoli e così la ferita dell'11 settembre è rimasta sempre aperta, come una arteria recisa, dalla quale hanno continuato a fuoriuscire il sangue dell'indipendentismo e dell'orgoglio catalano.

Barcellona si sta preparando a festeggiare venerdì, come ogni anno, la “Diada Nacional de Catalunya”, ma quest'anno l'appuntamento con la manifestazione, che l'anno scorso ha visto scendere in piazza tra le 500mila e il milione di persone, avviene a 16 giorni di distanza dalle elezioni per il Parlamento autonomo.

Un appuntamento, quello della chiamata alle urne del 27 settembre, atteso come il giorno dell'inizio del proprio domani da parte dei catalani che, nell'avveniristico ideale dell'indipendenza vedono nella possibilità di staccarsi dal centralismo di Madrid, il trionfo dell'epica di un popolo e del sacrificio di anni votati all'utopia.

Alle elezioni si presenta infatti come favorita la coalizione Junts pel Si e il fronte indipendentista sembra essere in vantaggio. Gli ultimi sondaggi dicono che la coalizione secessionista avrebbe il 46% dei voti e ciò porterebbe a proclamare l'indipendenza e il Parlamento Catalano incomincerebbe i lavori per creare una costituzione nuova e una legislazione autonoma.

Ma se da un lato c'è chi sostiene che possa verificarsi una bassa affluenza alle urne, dall'altro invece si assiste a una mobilitazione totalizzante. In questi giorni di avvicinamento al grande appuntamento hanno infatti espresso il proprio parere, tra gli altri, sia il mondo ecclesiastico che quello sportivo.

I vescovi catalani hanno lanciato una campagna in difesa dell'importanza storica del 27 settembre, e il vescovo di Solsona Xavier Novell ha poi precisato che è un dovere morale andare a votare e i vescovi hanno dichiarato “la legittimità morale “ di ogni scelta politica e che «non riguarda alla Chiesa proporsi in merito».

Dall'alto sportivo invece è tornato a farsi sentire l'ex tecnico del Barça Pep Guardiola che, dopo essersi iscritto nelle liste della coalizione indipendentista, ha chiosato: «Se quando ero giocatore, ci fosse stato uno stato catalano, avrei giocato con la nazionale Catalana». E oltre a lui sono letteralmente scesi in campo anche il patron del Barcellona Josep Maria Bartomeu e il suo omologo dell'Espanyol Joan Collet, che hanno partecipato alla presentazione della campagna Guanyarem, lanciata dal mondo sportivo catalano in difesa del diritto a decidere e dello sport in Catalogna. Il Presidente del Barça ha così parlato: «Il nostro club condivide molti dei progetti della campagna» e quello dell'Espanyol ha aggiunto: «Noi solidarizziamo con ogni iniziativa che protegge lo sport catalano».

Da Madrid intanto Rajoy pensa a come correre ai ripari, la tensione piano piano sta montando e per comprendere quale sarà il futuro della Catalogna occorre per lo meno attendere venerdì, il giorno della festa dello stato catalano ma anche dell'inizio dell'apertura ufficiale della campagna elettorale e aspettarsi, con ogni probabilità, una manifestazione assoluta dove tra le bandiere giallorosse si leverà il grido che sta svegliando Barcellona: «Què vol aquesta tropa? Un nou estat d'Europa! Què vol aquesta gent? Catalunya independent!» .

E così: dal Poble Nou alla Gran Via, passando dalle Ramblas fino all'Avenida Diagonal, in ogni dove si alzeranno le parole che nella loro semplicità, stanno riuscendo a esprimere l'essenza del contingente e l'onestà del sentimento.

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