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Charlie Hebdo, accusa delle vedove: "Nella sicurezza c'erano troppe falle"

A un anno dalla strage a Parigi si fanno avanti e accusano autorità e redazione

L'ultimo numero di Charlie Hebdo controllato in stamperia
L'ultimo numero di Charlie Hebdo controllato in stamperia

Un anno quasi esatto. Era il 7 gennaio 2015 quando il mondo assisteva alla strage nei locali della rivista satirica Charlie Hebdo, perpetrata da due uomini legati ad al-Qaida. Un attacco che secondo qualcuno poteva essere evitato, se si fosse fatta più attenzione, se la sicurezza avesse fatto meglio il suo lavoro.

Sono due delle vedove delle vittime a farsi avanti oggi, chiedendo che sia fatta luce su alcuni punti della vicenda che ritengono poco chiari. A parlare è Ingrid Brinsolaro. Il marito Frank era il poliziotto assegnato alla sicurezza di Stéphane Charbonnier, che morì quel giorno. Un professionista capace, ma che secondo la donna non poteva fare tutto da solo. Non dopo che il disegnatore era finito nella lista nera dei jihadisti.

Ma anche Maryse Wolinkski, vedova di George, ha qualcosa da rimproverare alle autorità.

"Non capisco come mai nel novembre 2014 tolsero il furgone della polizia che fino a quel momento aveva stazionato sotto il palazzo", si chiede, e accusa anche la redazione, a cui la prefettura aveva consigliato di installare una porta di sicurezza, cosa che non era mai avvenuta.

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