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Una "cimice" nascosta nel bagagliaio. Così Madrid ha incastrato Puigdemont

I servizi segreti spagnoli hanno intercettato il presidente in fuga e segnalato ai tedeschi. Barcellona blindata e tensione alle stelle

Una "cimice" nascosta nel bagagliaio. Così Madrid ha incastrato Puigdemont

Barcellona - Una cimice nel bagagliaio dell'auto che, nel buio della notte finlandese, riportava nella sicura Bruxelles, l'ex presidente catalano Carles Puigdemont, inseguito da un euro-ordine d'arresto. Così è stata tracciata la fuga da Helsinki del disobbediente, ex numero uno della Catalogna, che si trovava giovedì in Finlandia, invitato a parlare della «questione catalana», sempre più spinosa e intricata. Dodici agenti dei servizi segreti spagnoli (Cni) lo vigilavano nella villa belga di Waterloo e, quando ha lasciato il Belgio, l'hanno inseguito fino al mar Baltico, guidati dal potente gps nascosto nella Renault Espace con targa belga affittata dall'entourage di Puigdemont per evitare i controlli aeroportuali. Giovedì, il Tribunale Supremo di Madrid, tramite il gip Pablo Llarena, aveva riattivato il mandato europeo di cattura, probabilmente su informazione dell'intelligence iberica che dava Puigdemont in viaggio a Helsinki. A Schleswig-Holstein, poco dopo la frontiera con la Danimarca, Puigdemont, dopo 1300 chilometri in auto, attraverso Finlandia e Svezia, è stato fermato dalla polizia tedesca. Ieri pomeriggio, l'ex President è stato tradotto nel Tribunale della Regione Schleswig-Holstein, dove il giudice gli ha notificato il mandato d'arresto, chiedendo quattro settimane per decidere sull'estradizione e stabilendo che il leader indipendentista dovrà restare nel carcere in cui è stato recluso. In Germania il reato di «disobbedienza» non è contemplato nel codice penale, ma quello di «alto tradimento delle istituzioni» sì, e questo potrebbe rendere più veloce il ritorno coatto di Puigdemont a Madrid.

Da quando la notizia del suo fermo è arrivata a Barcellona, la città è ritornata blindata. Le delegazioni del Governo madrileno sono presidiate, assieme all'aeroporto e al porto turistico: si temono rappresaglie. Da venerdì ci sono concentramenti di dimostranti separatisti. Ma la protesta non è omogenea: gridano gli indipendentisti «duri e puri» per gli arresti e chiedono la liberazione dei prigionieri politici; ci sono gli arrabbiati che in piazza urlano contro il persistere del commissariamento e, infine, c'è un largo fronte di frustrati per l'incapacità di non avere ancora un governo che riporti la regione alla normalità.

Mercoledì alle 10, Roger Torrent, presidente del Parlament, ha convocato un plenum straordinario; si voterà una mozione che riconosca il diritto legittimo di Puigdemont alla presidenza. Una scelta simbolica per infastidire Madrid.

La situazione politica si complica: se la Sinistra Repubblicana (Erc) e i Democratici europei (PDeCat) chiedono la moderazione per riottenere autonomia e dialogo, i comunisti di Cup e i separatisti di JunstxCat, usano lo spauracchio dello sciopero e dei disordini sociali in strada.

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