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Cina, quando un rapimento diventa collaborazione

Lee Bo sparito lo scorso 30 dicembre da Hong Kong si è rifatto vivo attraverso una lettera inviata ad un collega via fax. "Ho deciso di collaborare con la polizia ad un’inchiesta importante". Ma questa collaborazione sembra un rapimento legalizzato

Cina, quando un rapimento diventa collaborazione

La scomparsa da Hong Kong dell'editore cinese Lee Bo si fa sempre più misteriosa. Sparito lo scorso 30 dicembre, dopo che aveva allertato la stampa di quanto stava accadendo ad altri suoi colleghi, scomparsi perchè avevano pubblicato libri vietati da Pechino, si è rifatto vivo attraverso una lettera inviata ad un collega via fax.

Lee Bo è il quinto dirigente della Causeway Bay Bookshop a scomparire. Il negozio e la casa editrice ad esso collegata sono noti per le loro pubblicazioni sulla lotta per il potere nella Cina continentale e sulla vita privata dei leader comunisti. Argomenti sicuramente scomodi. Molti cittadini, indignati per questa situazione, sono scesi per le strade di Hong Kong per chiedere la liberazione sua e degli altri quattro editori dispersi. “Il diritto di stampa ed espressione deve essere garantito”, avevano urlato nei giorni scorsi i manifestanti.

Nella lettera - presumibilmente inviata via fax dallo scomparso ad un collega - si legge che Lee Bo avrebbe “deciso di collaborare con la polizia ad un’inchiesta importante”. Ed è per questo che sarebbe “entrato in Cina in maniera autonoma”. La moglie, subito dopo la scomparsa, aveva dichiarato di aver ricevuto tre chiamate dal marito provenienti da Shenzhen - Cina meridionale - e che, spaventata per questo, avrebbe denunciato la strana situazione. Ma dopo questa presunta lettera inviata dallo stesso Lee Bo, la donna avrebbe deciso di ritirare la denuncia.

“Per moltissimi anni Lee ha evitato con cura di entrare nella Cina continentale sapendo cosa rischiava. E ora in maniera autonoma va lì, senza passare dalle dogane, e ci rimane?”. Questa è una delle tante domande che James To Kun-sun e Michael Tien Puk-sun - due deputati democratici del territorio citati da Asia News - hanno sollevato in diretta ad una radio locale che si sta occupando del caso.

Il Global Times, quotidiano in lingua inglese del governo di Pechino, sulla casa editrice incriminata ha scritto: “Anche se la Causeway Bay Books è aperta a Hong Kong, il danno che ha creato contro la nostra nazione è già entrato nella madrepatria. Lee Bo questo lo sa bene. E probabilmente vuole collaborare mantenendo un basso profilo”.

Una collaborazione che puzza tanto di rapimento legalizzato.

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