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La coalizione saudita anti-terrore è appena nata ma già perde i pezzi

A pochi giorni dall'annuncio c'è chi si tira indietro e chi precisa. Il Pakistan: "Mai stati consultati"

La coalizione saudita anti-terrore è appena nata ma già perde i pezzi

C'era un elenco di trentaquattro Paesi in quella nuova "alleanza militare" annunciata pochi giorni fa dall'Arabia Saudita. C'era. Perché a nemmeno una settimana di distanza, pare che già quell'insieme un po' raccogliticcio di Paesi a maggioranza islamica cominci a perdere i pezzi.

C'è chi prova a defilarsi, che ci tiene a precisare, e ci sono anche quei dubbi che sulla coalizione guidata da Riad ci si era posti fin da subito. C'è per esempio il Pakistan, elencato tra i 34 Stati ma che sostiene di non essere mai stato davvero consultato. Il ministro degli Esteri Aizaz Chaudhry ha raccontato alla testata locale Dawn della sua sorpresa nel vedere il Paese tra quelli della coalizione, pur ribadendo i "rapporti amichevoli".

E il Pakistan non è neppure l'unico Stato che sembra poco intenzionato a impegnarsi dietro ai sauditi. Il ministro della Difesa malese, Hishammuddin Hussein, mette le mani avanti e parla della cosiddetta coalizione più che altro come di "una intesa" che tutto sarebbe tranne che un accordo che prevede un "impegno di tipo militare".

Non bastassero queste crepe che iniziano ad aprirsi nel gruppo dei 34, ci sono sempre quelle due grandi questioni a cui dare una risposta.

La prima: può l'Arabia Saudita impegnarsi credibilmente contro il terrorismo, quando è accusata di finanziarlo o comunque di applicare leggi che spesso non sono molto diverse da quelle imposte nei territori occupati dai jihadisti?

E la seconda: nessuno si aspettava che della coalizione facessero parte l'Iran - rivale dei sauditi per l'egemonia regionale - e gli alleati iracheni o siriani. Ma si può ragionare senza questi attori?

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