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La flotta aerea degli Usa? Ridotta a pezzi dai tagli

L'età media di un B-52H è di cinquantatre anni. Il B-1B si attesta sui ventotto anni. I B-2A sono i sistemi più recenti, con una vita media che si attesta sui vent'anni.

La flotta aerea degli Usa? Ridotta a pezzi dai tagli

Dalla fine della Guerra del Golfo ad oggi, l’Air Force degli Stati Uniti ha il 30 per cento in meno di aviatori, il 40 per cento in meno degli aeromobili ed il 60 per cento in meno delle squadriglie da caccia. Nel 1991, la forza aerea statunitense era di 134 squadre di caccia. Oggi sono 55. L’età media di un velivolo militare Usa è di 27 anni. Dopo 25 anni di implementazioni non-stop verso il Medio Oriente, l’intera flotta aerea del Pentagono è ormai al collasso. Allarmanti i dati che emergono dai vari Aircraft Maintenance Squadron.

Il Corpo dei Marine ad esempio. Sulla carta possiede una forza aerea combattente, acquistata tra gli anni ’80 e ’90, di 276 F / A-18 Hornet, più di due terzi con capacità operativa. Ma il 20 aprile scorso, il tenente generale Jon Davis, vice comandante dell’aviazione dei Marine, in un’audizione al Senato, ha affermato che soltanto 87 caccia su 276 sono realmente in grado di volare, pari al 32% della flotta. Il resto è in manutenzione o in attesa di aggiornamento. Eppure i Marine precisano che per combattere tutte le guerre americane nel globo, avrebbero bisogno sempre del 58% dei caccia F/A-18 della flotta. Le statistiche mascherano la reale portata della crisi. I marine mantengono circa 40 Hornet tra il Medio Oriente ed il Pacifico occidentale per attacchi aerei contro l’ Isis e per i pattugliamento a ridosso dell’area cinese e nord-coreana. Altri 30 F / A-18 sono destinati alla formazione dei piloti. Ciò significa che soltanto 17 Hornet sono pilotabili da centinaia di piloti che devono volare almeno un paio di volte a settimana. Gli attuali squadroni da combattimento potrebbero, in un futuro conflitto, esporre le altre forze (fanteria e marina) al nemico: possibilità mai paventata per le precedenti generazioni.

I tagli alla Difesa Usa, hanno costretto l’Air Force a ridimensionare il personale. Fino a sette anni fa, vi erano sei militari specializzati per ogni velivolo. Oggi quel numero è sceso a tre. L’esperienza media del personale specializzato, dopo i tagli ed i pensionamenti, è di tre anni rispetto ai sette di dieci anni fa. Senza considerare, poi, la carenza di parti di ricambio che sta spingendo l'Air Force a cannibalizzare gli aerei dismessi con un tasso mai registrato prima (compresi quelli consegnati ai musei). Gli esempi si sprecano.

Il 20 ° Fighter Wing presso la Shaw Air Force Base nella Carolina del Sud. Sulla carta ospita una potente stormo formato da 80 F-16: soltanto il 42% dei caccia è realmente in grado di volare. La squadriglia standard americana si basa su 24 aerei (F-16 o F15) PAA o Primary Authorized Aircraft e due in inventario BAI O Backup Aircraft Inventory.

L’Air Force prevedeva di acquistare 48 F-35 nel 2019. Fornitura destinata a crescere con 60 F-35 nel 2020 e 80 nel 2021. In totale l’Air Force conta di avere in linea, entro il 2038, qualcosa come 1763 F-35. Fin da adesso appare evidente che questo tasso di produzione non può essere economicamente sostenibile sia a causa dei tagli al bilancio sia al prezzo attuale della piattaforma rispetto a quanto preventivato. Ciò significa che F-15 e F-16 resteranno in servizio più a lungo.

L’F-22 Raptor ad esempio. Costruito in soli 186 esemplari, soltanto 123 sono convertiti al combattimento. Il resto dei caccia sono classificati come macchine di inventario, destinati ad attività di test o fuori servizio.

L'età media di un B-52H è di cinquantatre anni. Il B-1B si attesta sui ventotto anni. I B-2A sono i sistemi più recenti, con una vita media che si attesta sui vent'anni.

Se scoppiasse un conflitto nucleare, gli Stati Uniti potrebbero fare alzare soltanto sei bombardieri strategici B-2. Secondo il Congressional Research Service, sedici B-2 risultano in servizio attivo, ma soltanto nove sono pronti al combattimento. Il numero scende ulteriormente a sei, perché tre B-2 sono sempre in addestramento. Il resto della flotta è a terra per manutenzione. Ancora oggi, la spina dorsale dell’Air Force si basa sul bombardiere strategico a lungo raggio Boeing B-52, che effettuò il suo primo volo nel 1952. Dei 744 B-52 costruiti, ne restano in servizio soltanto settantasei, tutti aggiornati alla configurazione H.

I militari accusano l'industria aerospaziale statunitense, rea di una produzione di parti di ricambio non abbastanza veloce per supportare le operazioni della flotta. Il Pentagono si è rivolto anche ai politici, accusandoli indirettamente di protrarre le decisioni essenziali che hanno soltanto peggiorato l’usura degli aerei.

Abbiamo operato ad un ritmo elevato – ha detto il comandante del Corpo dei Marine Robert Neller in audizione alla Camera lo scorso marzo – ciò ha colpito la nostra prontezza. Ci sono alcuni problemi per ottenere le parti di ricambio così per i nuovi aerei. Con il senno di poi, non dovevamo schierare all’estero per così tanto tempo i nostri velivoli.

I marine hanno sempre desiderato uno “Stealth Fighter” e dovrebbero acquistare più di 400 F-35 per sostituire l’intera flotta combattente ad ala fissa. Lockheed Martin ha avviato la produzione a ritmo ridotto dell’F-35 (ancora in via di sviluppo) soltanto nel 2006. Considerando la pianificazione attuale, soltanto nel 2035 i Marine avranno abbastanza F-35 in grado di rileverà l’intera flotta Hornet (che dovrà continuare a volare fino ad allora).

Il problema è prettamente economico. Ad oggi, l’F-35B costa mediamente il triplo di un nuovo F / A-18E / F acquistato dalla Marina. Da rilevare, infine, la nota del Government Accountability Office dello scorso marzo.

"Il costo di estendere la vita degli aerei da combattimento e l'acquisizione di altri sistemi d'arma, pur continuando a produrre e schierare il nuovo velivolo F-35, pone significativi rischi economici in un periodo di bilanci austeri per la difesa".

I Marine, però, non sarebbero esenti da colpe: l’aver atteso per venti anni una nuova piattaforma, oggi troppo costosa, a discapito degli investimenti necessari per la prontezza della flotta.

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