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Corea del Nord: dieci testate nucleari pronte al lancio

Rilevate attività sospette nel complesso di Yongbyon, 56 miglia a nord di Pyongyang. Il suo reattore da cinque megawatt avrebbe prodotto quaranta kg di plutonio

Corea del Nord: dieci testate nucleari pronte al lancio

La Corea del Nord avrebbe raggiunto la capacità di implementare una testata nucleare su un missile a medio raggio in grado di colpire obiettivi in ​​Russia, Cina, Giappone e nella penisola coreana. È questa la conclusione dei servizi segreti della Corea del Sud.

Il processo di sviluppo per la miniaturizzazione di una testata nucleare si sarebbe quindi concluso e starebbe iniziando la fase di implementazione sui missili Rodong.

Poche settimane fa, il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un, annunciò al mondo che il successo del programma di miniaturizzazione, ma tali affermazioni non potevano essere verificate in modo indipendente.

Secondo i servizi segreti della Corea del Sud, i missili Rodong, dovrebbero essere in grado di trasportare una testata da una tonnellata a 1250 miglia di distanza. Se così fosse, Pyongyang potrebbe colpire con missili balistici a medio raggio parte del territorio russo, cinese e giapponese, così come l’intera penisola coreana. Nonostante le persistenti minacce del Nord contro gli Stati Uniti, si ritiene non ancora operativo il programma per la costruzione di missili balistici intercontinentali che possano colpire il territorio americano.

Il prossimo test nucleare, intanto, potrebbe essere imminente. Il Nord ha condotto test nucleari nel 2006, 2009 e nel 2013. L’ultimo si è svolto lo scorso gennaio. Secondo il think tank del Johns Hopkins University's School of Advanced International Studies di Washington, sarebbero state rilevate “attività sospette” nel principale complesso nucleare della Corea del Nord. In due diverse occasioni nelle ultime cinque settimane, pennacchi di fumo sarebbero stati monitorati presso il complesso di Yongbyon, 56 miglia a nord di Pyongyang. I pennacchi suggeriscono che gli edifici del complesso si stanno riscaldando, anche se non è chiaro il perché. Nell’impianto di Yongbyon, la Corea del Nord effettua il riprocessamento per ottenere il plutonio che utilizzerebbe poi per uso militare. Già nel 2013, Pyongyang aveva annunciato l’intenzione di riavviare i principali impianti del paese, compreso quello di Yongbyon, chiuso precedentemente perché inserito nelle trattative (poi fallite) per il disarmo nucleare. L’ultimo ispettore della Nazioni Unite è stato espulso nel 2009. I pennacchi suggeriscono che gli operatori della struttura di ritrattamento stanno scaldando i loro edifici, forse a indicare che una certa attività significativa è stata intrapresa o è prossima.

Lo scorso febbraio i servizi segreti americani, in un’adizione al Congresso del direttore della National Intelligence James Clapper, ritenevano pienamente operativo l’impianto di Yongbyon. Il suo reattore da cinque megawatt avrebbe prodotto già quaranta kg di plutonio.

Sembra comunque certo che la Corea del Nord abbia ripreso da tempo la sua attività di ritrattamento per sistemi balistici. Pyongyang avrebbe sviluppato due modi per produrre materiale fissile: arricchimento dell'uranio e separazione del plutonio. Secondo la CIA, la Corea del Nord potrebbe già avere dieci bombe, che potrebbero diventare 100 entro il 2020. Anche la Cina, intanto, a seguito dell’ultimo test missilistico del Nord, ha imposto alcune restrizioni sull’importazioni di carbone e l’esportazione di carburante. A seguito di tali sanzioni la Corea del Nord, avrebbe già messo a terra la propria compagnia aerea statale, la Air Koryo, definita la peggiore del pianeta. I diplomatici cinesi hanno però rilevato il potenziale impatto umanitario che le sanzioni stanno provocando al popolo nord-coreano.

Pechino teme la fine del governo di Kim ed una possibile ondata di profughi a ridosso dei suoi confini.

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